In attesa di leggere sul giornale di oggi, domenica 15 febbraio 2009, la nuova lista dei caduti della notte scorsa , vittime di incidenti stradali, di pestaggi, violenze e quant'altro.... mi chiedo:
Cosa aspettiamo ancora?
Siamo tutti i giorni a stretto contatto con una serie di avvenimenti di fronte ai quali non possiamo più chiudere gli occhi, giocare a scarica barile.
I nostri ragazzi si allontanano da noi, hanno costituito un club, all’interno del quale, attraverso codici comportamentali e verbali, ci è impedito l’accesso.
Siamo bravissimi nel costruirci ogni sorta di alibi per giustificare l'incapacità, l'inadeguatezza ad affrontare il problema che coinvolge tutti i settori della vita dei nostri ragazzi: la famiglia, la scuola, la società.
Quello che avviene sotto i nostri occhi è solo la punta di un iceberg che ha radici più profonde, gli effetti di un disagio che noi adulti ogni giorno abbiamo istillato nella vita dei nostri figli , dei nostri studenti, dei potenziali uomini e donne, quelli che avranno il compito di reggere le famiglie, l’economia e le istituzioni di domani.
Guardare dentro di loro, cercare una porta di accesso, per iniziare una sorta di comunicazione, dovrebbe essere il nostro principale compito, il progetto primario, non quello di far soldi, accumulare ricchezza per poter dare loro quello che noi non abbiamo avuto, una sicurezza economica che he potrà farli star meglio solo in apparenza.
Proprio ieri sera mi son trovata, in famiglia, a mettere a confronto i successi di due ragazzi che hanno vissuto esperienze di vita opposte: uno dei due ha avuto due genitori premurosi di donargli "tutto", il "meglio" , sicurezza, stabilità familiare, giochi, moto, auto ect; l'altro ha vissuto una vita familiare incerta, ricca di rinunce, e sin da piccolo ha dovuto assumersi delle responsabilità e preoccupazioni.
Entrambi frequentano oggi l'università: il primo non ha ancora dato un solo esame, il secondo è perfettamente in linea con il piano di studi e con il massimo dei voti.
Ditemi voi, adesso se alla luce di questa testimonianza non vi ribellate contro l'incongruenza che questo inversamente proporzionale ci propone.
Questi nostri ragazzi hanno tutto quel che noi desideravamo da adolescenti, i video game, il cellulare, la moto, la possibilità di studiare all’estero, internet, ma non si riesce a guardarli dentro gli occhi , a visitargli l’anima, a guidarli alla ricerca di un talento da nutrire e coltivare, premessa per un domani migliore.
Assistiamo, come inadeguati al nostro ruolo, al loro continuo sfuggirci di mano, senza cercare un vero e proprio rimedio, scaricando ogni possibile sorta di responsabilità, cercando sempre nuovi alibi per nascondere a loro e a noi stessi la sola verità: non siamo capaci!
Si, ma anche questo è solo un alibi, la realtà è che non vogliamo, a troppi egoismi dovremmo rinunciare, troppe componenti ed abitudini del nostro vivere quotidiano dovremmo modificare, per riuscire anche solo a visualizzare le possibili alternative a questo stato di degrado in cui e caduto il rapporto genitori/figli, professori/studenti, società/giovani d’oggi.
"Ma che vogliono sti figli nostri? loro hanno, fanno cose, che noi ai tempi nostri manco ce le sognavamo, e quando nostro padre ci rivolgeva la parola stavamo sull'attenti!"
Questo sentivo dire a mio padre quando ero un po' più che adolescente.
Allora ce l'avevo con lui che mi negava " la libertà".
Oggi sto qui seduta sulla stessa seggiola, al suo posto, ma con l'orrore di visioni apocalittiche negli occhi ,con la disperazione di chi si sente impotente, inutile, incapace di farsi valere; sento che il rancore che allora provavo verso mio padre, in fondo in fondo, non era così deplorevole, rapportato all'indifferenza che leggo negli occhi di mio figlio, la non considerazione assoluta di ciò che penso io riguardo al suo stile di vita.
Quel che sappiamo dei nostri figli, non lo apprendiamo dalla loro voce ma andando a visitare i loro blog su internet.... solo così scopriamo quali sono i loro interessi di oggi, l'amore di turno, le musiche preferite i loro sogni le loro delusioni e le loro disillusioni.
Da un lato ci inorgogliamo perché ci rendiamo conto che noi alla loro età in confronto eravamo dei cretini, dall'altra ci sentiamo sempre più fuori dalla loro cerchia, dal loro orizzonte, sempre più spettatori e sempre meno protagonisti della loro preparazione alla vita.
Non mi sorprendo più leggendo il giornale o ascoltando l’elenco nelle cronache al Tg: suicidi di adolescenti , ragazzi in branco che violentano coetanee, incidenti all’uscita della discoteca.
Dentro, nel profondo di ognuna di quelle cronache, c’è l’opera nostra, c’è l’incapacità e la superficialità della nostra generazione che ha inventato internet per la comunicazione globale, ma non è capace di comunicare con l’adolescente che vive sotto il suo stesso tetto.
By Cristina