ROMA – A parlare sono dati Onu: l'aggressività maschile è la prima causa di morte e di invalidità permanente per le donne in tutto il mondo. Uno degli strumenti internazionali di protezione dei diritti delle donne è, infatti, la Convenzione delle Nazioni Unite sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (Cedaw). Adottata nel 1979 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Cedaw richiede espressamente agli Stati parte di “adottare appropriate misure per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne da parte di qualsiasi individuo, organizzazione o entità”. Da quando la Cedaw è stata adottata, numerosi e significativi passi sono stati fatti nel riconoscimento e nell’attuazione dei diritti umani delle donne. Così il 25 novembre è stata eletta come la giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
La scelta del giorno e del mese nasce da un accordo preso dai partecipanti all'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi che si tenne a Bogotà nel 1981, su sollecito della delegazione della Repubblica Dominicana. Lo stato caraibico proponeva che in questo modo si rendesse omaggio alle sorelle Mirabal: Minerva, Patria e Marìa Teresa, riconosciute come esempi di donne impegnate nelle lotte del loro Paese. Le tre sorelle caddero per la violenza dal regime di Trujillo che mantenne il paese dominicano nell'arretratezza per 30 anni, nell'ignoranza e nel caos. Le condizioni di vita imposte nel Paese e la zona dove vissero, conseguenza anche del dominio statunitense e del ritardo delle relazioni di produzione, determinarono la sensibilità politica ed alla lotta di classe delle tre donne. La partecipazione attiva delle sorelle Mirabal nella lotta contro il dittatore guadagnò loro la fama di rivoluzionarie, tanto che Trujillo ritenne che i suoi unici due problemi fossero le sorelle Mirabal e la Chiesa. Fu proprio il 25 novembre del 1960 che la tempra e la fierezza delle Mirabal fu atrocemente piegata. Minerva e Marìa Teresa andavano a visitare i loro mariti alla prigione, in compagnia della sorella Patria e, intercettate da agenti del Servizio Militare di Intelligenza, furono condotte in un canneto dove divennero oggetto delle più crudeli torture, prima di essere uccise. Coperte di sangue, massacrate a colpi, strangolate, poi, furono gettate in un precipizio per simulare un incidente.
Nel 1999 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, quindi, scelse la data del plurimo assassino domenicano come giorno di commemorazione contro tutte le violenze e gli abusi verso l'altra metà del cielo. Le stesse donne, raccolte sotto sigle diverse, poi, hanno deciso di ritrovarsi anche prima di quella data convocando assemblee pubbliche per organizzarsi, parlare e decidere come celebrare quella data.
Così, in Italia, il 21 ottobre scorso si è tenuta un'assemblea pubblica organizzata presso Casa Internazionale delle Donne. In quell'occasione le promotrici hanno aderito singolarmente, al di là delle varie sigle in cui si racchiude il mondo del femminismo in Italia, per lanciare un appello di partecipazione a tutte le donne. “La vita di molte ragazze e di molte donne - scrivono le promotrici - continua ad essere spezzata, le loro vite brutalmente compromesse. Il tema continua ad essere trattato come cronaca pura, sposando la tesi che si tratti di qualcosa di ineluttabile, mentre siamo davanti ad un grave arretramento culturale, rafforzato da una mercificazione senza precedenti”. Dai dati diffusi in occasione proprio dell’assemblea emerge che oltre 14 milioni di donne italiane sono state oggetto di violenza fisica, sessuale e psicologica. La maggior parte di questa arriva dal partner, come il 69,7% degli stupri. Oltre il 94% di queste violenze non è stata denunciata, solo una minima parte, il 24,8%. Un milione e 400mila donne hanno subito uno stupro prima dei 16 anni. “La violenza sulle donne è accettata storicamente e socialmente e il tema continua ad essere ignorato pubblicamente. Serve una battaglia culturale che sconfigga una volta per tutte il patriarcato – continuano le organizzarci – e attivi un patto di convivenza tra uomini e donne che tanto gioverebbe alla società”.
Troppi i casi di cronaca che testimoniano la subalternità delle donne. Ad ogni latitudine. Dai diritti violati delle lavoratrici asiatiche, estromesse da ogni forma sindacale, agli abusi intrafamiliari sempre più denunciati nei Paesi occidentali. Ad avallare la sopraffazione di lui su di lei, antichi retaggi culturali o religiosi e nuove insicurezze degli uomini sempre più impauriti dall'emancipazione delle donne. Così la violenza contro le donne è diventata un'emergenza sociale che chiama in causa coscienze e istituzioni proprio in nome della sua portata globale. In Italia il ministro per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini, dopo il massacro di Giovanna Reggiani si è appellata al suo stesso Governo dicendo: “A questo punto le parole e la retorica sulle donne non bastano più. E' per questo che anche nell'ultima legge finanziaria abbiamo proposto un serio Piano d'azione anti violenza”.
Proprio per discutere il Piano d'azione pluriennale contro la violenza alle donne e per l'orientamento sessuale e per il lancio dell'Osservatorio nazionale, si terrà mercoledì 21 novembre a Roma un incotro fra istituzioni e società civile. Il meeting coinvolgerà i rappresentanti dei centri antiviolenza, del mondo dell'associazionismo, del governo, del parlamento, delle istituzioni locali e del mondo della cultura, con l'obiettivo di produrre una risposta il più possibile efficace. La ferocia, la diffusione e il radicamento della violenza di genere impongono di imprimere un cambio di passo alla strategia di contrasto messa in campo dal governo attraverso un mosaico di iniziative e proposte che tengano insieme i diversi, necessari piani di un'azione integrata: la prevenzione, il contrasto, il sostegno e l'inclusione delle vittime. Così dal Governo stesso è giunta la proposta di tenere aperto il dialogo con i cittadini e gli operatori per dare vita a un forum permanente per il confronto tra istituzioni e società civile.
L'incontro instituzionale del 21 si pone, quindi, come anticipo al corteo romano di sabato 24 cui parteciperanno donne di realtà diverse e tutti quei soggetti esposti alle violenze. Alla violenza.
Fonte http://www.progettoarianna.it
Perchè la necessità di istituire una Giornata mondiale contro la violenza sulle donne ? Perchè ancora oggi, nel 2007, le donne sono oggetto di discriminazione sociale e sessuale della peggior specie e non crediamo che ciò accada solo nei paesi del terzo mondo o all'interno di realtà sociali disastrate poichè... " la violenza contro le donne non conosce differenze di classe, etnia, cultura, religione, appartenenza politica ".
Non lasciamo che l'oblio della vergogna ci blocchi. Parliamone, discutiamo, denunciamo.
Vorrei in questo caso "sentire" le voci delle donne del forum ma anche quelle degli uomini perchè il confronto è l'unica arma contro l'ignoranza, madre della violenza tutta.