Accadde a Siracusa - settembre 1972 ( dal Rapporto K )
LO SPETTRO DELLA CATTEDRALE
Ecco, un'altra storia che è venuto il momento di raccontare.
Durante il periodo dell'ormai famosa maledetta negatività di ….., questi aveva il terrore ad attraversare piazza Duomo, e doveva farlo, perché in quei tempo abitava in una soffitta di via Pompeo Picherali, proprio dove ebbe inizio il nostro "viaggio all'inferno", oggi si fa per dire, e proprio dove avvennero tutti gli episodi più terrificanti, che se qualcuno, come mi ha scritto, darebbe dieci anni della sua vita per poter assistere, altri invece, che hanno partecipato, ne darebbero il doppio per dimenticare.
Non chi scrive, però, perché da queste esperienze non solo è riuscito, senza falsa modestia, a trame una grande forza, ma può ben dire; ora, di aver compreso appieno il pensiero di "K" sul problema del bene e del male che più volte è stato sfiorato in frasi come questa:
"...Gli Spiriti impuri sono in agguato, essi sono sempre in agguato, è vero, ma è vero anche, e questo rammentalo, gli Spiriti impuri, i più bassi, possono prendere il sopravvento in determinate occasioni, forti affinché superiate la prova della saggezza e della razionalità”.
Ma torniamo alla paura di ….., che gli prendeva nei pressi delta Cattedrale, perché, diceva lui, uno spettro orrendo, relegato in una statua della facciata, lo chiamava ripetutamente con urla disumane fino a fargli perdere il lume della ragione.
La realtà dei fatti, invece, era ben più grave, perché in quei momenti ed in quei luoghi, ….. passava da uno stadio di ossessione a quello della possessione da parte di questo Spirito. Ricordo la prima volta. Fu una sera, sul tardi, che l’ accompagnavamo a casa. Appena con la macchina girammo l’angolo tra via Roma e l'inizio della via Minerva, ….. entrò in grande agitazione. Qualcuno lo chiamava, ci disse. Poi lo vide.
Nel suo volto era dipinta per la prima volta la paura. E la paura lui non l'aveva mai conosciuta. E come poteva. Tutte le volte che si destava dalla trance non ricordava assolutamente nulla e si stupiva di vederci cosi sconvolti.
La paura, noi si che la conoscevamo perché l'avevamo ormai fin dentro le ossa. Noi avevamo sempre davanti agli occhi la sua l'Immagine diabolica, tutte le volte che cadeva in trance.
Noi conoscevamo la piega crudele della sua bocca impastata di bava maleodorante, il colore rosso sangue del suo viso, le urla gutturali, i lugubri gemiti che gli provenivano dalle spalle, il movimento delle dita a mo' di artigli, gli sbalzi inumani e le contrazioni del suo corpo.
Ma più di tutto, noi conoscevamo il terrore che incutevano i suoi occhi, l'espressione agghiacciante, fredda, malefica del suo sguardo che cercava disperatamente le nostre pupille per travasarci come un immondo imbuto tutto il suo odio dentro il cervello, facendoci rammollire le ginocchia e vomitare di paura.
….., ripeto, tremava dalla paura per quello spettro che sceso dalla chiesa girava attorno all'auto che nel frattempo avevamo fermato al centro detta piazza. Egli girava continuamente la testa per seguirlo con gli occhi, calamitati dalla visione del fantasma che noi non vedevamo ma che la tensione e l'agitazione di ….. ce ne faceva intuire la presenza.
Gli chiedemmo ancora in sensi, di descrivercelo, e lui presa una penna e un foglio di carta dal cruscotto della macchina, cominciò sotto uno strano impulso a disegnarne il volto. Man mano che ne tratteggiava i contorni andava cessando l'agitazione fino a raggiungere un'assurda calma non appena ebbe terminato il disegno. Un orripilante volto di un vecchio con lo sguardo malvagio e dalla bocca sdegnosamente ridente.
Ma la calma durò solo pochi attimi. Improvvisamente si mise a ridere sguaiatamente e sogghignando si precipitò fuori dalla macchina cominciando a girarci attorno come un invasato. Il suo volto aveva raggiunto l'espressione del disegno.
Attoniti e impauriti avemmo la forza di uscire dalla macchina - eravamo in quattro - e cercammo di afferrarlo, d'altra parte non era la prima volta, per immobilizzarlo.
A questo punto avvenne un fatto eccezionale. ….. aveva nelle mani una corda, bianchissima, e con cenni minacciosi faceva segno di voterei strangolare.
Sono passati tanti anni e ancora oggi non siamo riusciti a spiegarci questo fenomeno. Un apporto? O probabilmente una allucinazione collettiva ampiamente giustificata per fa debolezza delle nostre menti provate.
Non ci perdemmo d'animo e lo immobilizzammo senza però riuscire ad indurlo alla ragione.
Mi venne l'idea di bruciare il disegno. Chissà, forse in questo atto simbolico vi era la chiave della liberazione di ….. dalla possessione.
Presi il foglio di carta e gli appiccai fuoco. Fu come se lo avessi fatto a ….. . Questi con una forza disumana si divincolò e si mise a saltare urlando come se bruciasse per tutto il corpo. Buttai il disegno ancora in fiamme per terra e ….. sempre gridando cercò invano di spegnerlo calpestandolo ripetutamente.
Quando t'ultima fiamma cedette il posto alla cenere. ….. crollò a terra svenuto, e per l'ennesima volta, al suo risveglio non ricordò nulla.
Lo spettro detta cattedrale, ci disse, era sempre li, nella statua che lo chiamava.
Della corda non vi era nessuna traccia.