Tutto l’anno al chiuso e poi, all’improvviso, una full immersion di sole, nella convinzione che bastino pochi giorni «da lucertola» per avere una bella pelle ramata. Ma così non è: il «trauma da abbronzatura», cioè l’esposizione improvvisa di una pelle bianca a ore e ore di raggi solari, può avere conseguenze letali. Non a caso negli ultimi dieci anni i melanomi, i tumori cutanei a più alta malignità, sono raddoppiati. È l’allarme lanciato da Sergio Chimenti, direttore della Clinica Dermatologica dell’Universitàdi Tor Vergata, nel giorno dello «Skin Cancer Day». Se si vuole limitare il proliferare dei tumori alla pelle, spiega Chimenti, bisogna anzitutto «agire sulle cattive abitudini di vita. Non si può stare al chiuso tutto l’anno e poi farsi una settimana alle Seychelles, sempre sotto il sole, perché la pelle così la distruggiamo». Fortunatamente, a fronte della crescita del numero dei melanomi «sono in diminuzione quelli in stato avanzato, segno che riusciamo di più a prenderli in tempo».
Pericolo numero uno: il «trauma da abbronzatura»
I ricercatori fanno notare che a differenza di quanto si crede, il 70% dei melanomi compare sulla pelle sana, solo nel 30% dei casi ha origine da un neo preesistente. Non vengono risparmiate neanche le parti più nascoste della cute. Tanto che, ribadiscono i dermatologi, a finire sul banco d’accusa non è solamente il sole, ma anche i fattori genetici. Di qui il messaggio dello «Skin Cancer Day»: la diagnosi precoce può salvare la vita nel 95% dei casi.
Per il melanoma è cruciale la diagnosi precoce
Il consiglio per chi va in vacanza è insomma quello di limitarsi a un’abbronzatura graduale, e naturalmente di «proteggersi adeguatamente con creme e prodotti di fotoprotezione, non solo con quelli puramente abbronzanti. Un’abitudine che non è ancora radicata, su cui occorrerebbe maggiore informazione e sensibilizzazione». Basta poco, insomma: d’altra parte gli effetti negativi del buco dell’ozono, riferisce Chimenti, così come quelli dello smog, «non sono correlabili all’aumento dei melanomi, o perlomeno non ci sono ancora studi clinici che provino che l’aumento dei tumori alla pelle sia dovuto anche a questi fenomeni figli dell’industrializzazione».
Il rischio è dato dalla somma delle radiazioni ultraviolette dalla nascita in poi
Intervenire quando il melanoma è ancora localizzato nell’epidermide è fondamentale per evitare le estreme conseguenze di un tumore che dà metastasi ed è poco sensibile alla chemio e radioterapia. «Per i melanoma il pericolo, poi, deriva dalla somma delle radiazioni ultraviolette dalla nascita in poi». Quanto alle cure, sottolinea Patrizio Mulas, presidente dell’Associazione dermatologi ospedalieri italiani, «la tendenza è di abbandonare la radioterapia per concentrarsi maggiormente sulle ultime frontiere della chirurgia, che danno la certezza di liberare la parte dal tumore, evitando di distruggere i tessuti vicini».
Novità potrebbero arrivare anche dagli studi più recenti, che si stanno concentrando sulle staminali del melanoma, «particolari cellule - spiega Mario Aricò, presidente della Società Italiana Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse - individuate nel follicolo pilifero, che potrebbero essere l’origine di tutti i tipi di tumori della cute». Gli esperti non hanno dubbi: «La migliore ricetta è essere consapevoli dei rischi legati ai cattivi stili di vita. E avere un rapporto sano con il sole. L’esposizione deve infatti variare a seconda del tipo di pelle, della posizione geografica e di innumerevoli fattori che il dermatologo deve considerare per dare consigli personalizzati ai propri pazienti».
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