An, Gianfranco Fini lascia ringraziando Giorgio Almirante. Nuovo leader è ora Ignazio La Russa
Con un riconoscimento alla classe dirigente, centrale e periferica del partito, e con l'omaggio alla intuizione politica di Silvio Berlusconi e Umberto Bossi sul Pdl come alternativa di lungo periodo alla sinistra, il presidente della Camera Gianfranco Fini lascia, con la sua relazione d'addio alla presidenza, la sua carica di leader della destra per oltre vent'anni. È da poco passato mezzogiorno quando l'assemblea nazionale riunita all'hotel "Summit" approva la sua relazione da presidente del partito e ne accoglie l'ultima «direttiva», come lui stesso l'ha definita: Ignazio La Russa, neo ministro della Difesa, diviene reggente nell'ambito di un comitato di reggenza formato anche da Gianni Alemanno, Altero Matteoli, Andrea Ronchi, Maurizio Gasparri e Donato Lamorte.
Nella sua relazione, Fini trova parole di gratitudine per i grandi esponenti della destra fascista che non ci sono più, a cominciare da Giorgio Almirante di cui ricorre il ventennale della scomparsa, Pinuccio Tatarella e Marzio Tremaglia, fra gli altri e non esita a bacchettare chi si è convertito al Pdl quasi fuori tempo massimo: «In molti hanno mostrato di credere nel Pdl -afferma Fini- solo una volta sicuri di essere nelle liste elettorali o in ruoli di governo».
In questo quadro che si inserisce l'ulteriore sfida del Popolo della libertà: Fini indica nella fine dell'anno o al massimo agli inizi del 2009 il momento per il congresso di Alleanza nazionale che dovrà «consacrare la nascita del nuovo soggetto politico.
Subito dopo tocca al neo reggente Ignazio La Russa a prendere la parola per una sorta di discorso di investitura da parte non di un «reggente» ma, dice lui stesso mostrando i muscoli, di «primus inter pares». Il ministro della Difesa mette in chiaro che questo ruolo lo svolgerà nella massima armonia con tutti i membri del comitato di reggenza e con la totale «disponibilità all'ascolto» e quanto allo sviluppo del partito arriva a sparare in alto. La Russa afferma di non sentirsi addosso «il ruolo notarile di chi avvia una liquidazione» bensì nei panni «di una levatrice che sta per far nascere una nuova realtà politica».
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