di fiorenzo il 23 mar 2008 16:03
Alitalia: Rutelli «tentato» dalla via italiana
Il vicepremier spera in un sussulto dell'imprenditoria nazionale per salvare la compagnia
Ora che Berlusconi rilancia la sua vecchia idea, Rutelli non rivendica il copyright e confida in un «sussulto dell'imprenditoria nazionale» per Alitalia. Nel vice premier albergano sentimenti contrastanti: c'è il desiderio che «Az» resti italiana, e c'è la diffidenza verso il Cavaliere, il timore che la sua mossa sia solo una «manovra elettorale». «Ma se davvero è in grado di costituire una cordata in tempi brevi, lo faccia. Certo, quando gli sento chiedere un prestito ponte per l'operazione, quando gli sento dire che anche i suoi figli ne potrebbero far parte, mi domando se lui pensi che al governo ci sia gente con gli orecchini al naso». Rutelli non accenna al conflitto d'interessi, si limita a evocarlo. D'altronde non è ora di polemizzare, sebbene sostenga che
«la crisi di Alitalia» sia diventata «irreversibile » con Berlusconi a Palazzo Chigi. Avrebbe tanti «rospi da sputare», «penso al modo in cui vennero dirottate molte rotte dall'hub naturale di Fiumicino su Malpensa,
che era e resta senza infrastrutture ». «Penso agli imprenditori che mi dicevano di non voler mettere piede
in quell'hub ». «Penso alla concorrenza creata proprio dagli altri scali lombardi...». Nessuno però può
scagliare la prima pietra, e se si potesse capitalizzare un euro per ogni errore commesso da politici e manager, oggi Alitalia sarebbe in attivo. Invece è stretta tra l'offerta di Air France - che anche Rutelli considera «bassa» - e il rischio di fallimento. A meno che la terza via annunciata da Berlusconi non diventi realtà, «e sarei felicissimo se ci fosse un soprassalto di energie delle forze produttive, finanziarie e industriali italiane», giura Rutelli: «A suo tempo chiesi di investire su Alitalia. "Costituite una cordata -
dissi a molti - oppure perderemo la compagnia". Tutti si negarono, non meno dei partner asiatici che pure
il governo Prodi cercò con ostinazione. Chissà, oggi che il nodo va sciolto o tagliato, potrebbe esser
maturato un sussulto di consapevolezza. Meglio tardi che mai. Sarebbero benvenuti». A patto però che
«si tratti di un progetto industriale forte e abbia una partnership internazionale. Perché Alitalia non può ridursi a una compagnia regionale». Niente giochini, «nessuno pensi di far fallire la società. Se la cordata esiste, bene. Altrimenti c'è Air France», che il candidato sindaco di Roma definisce «il male minore ».
Ma chi lo spiegherà ai sindacati, ostili al «ricatto» dei transalpini, e al «fronte del nord» che ha compattato addirittura Lega e Confindustria? Il vice premier ritiene che i sindacati «preferiranno trattare con
Spinetta, piuttosto che veder saltare tutto per aria», e quanto a Malpensa «c'è ancora lo spazio perché si affermi come hub settentrionale e del traffico business ».
PRIORITA' IL «SISTEMA NAZIONALE» - La priorità è comunque «il sistema nazionale »: «Per un Paese
con 60 milioni di abitanti, milioni di imprese, e un flusso turistico formidabile, serve una partnership che tuteli questi interessi e non li pieghi al servizio di un'altra strategia nazionale. In tal senso Air France dà garanzie». Certo, Rutelli ammette che «l'ultima offerta è stata ridimensionata», riconoscendo così il primo errore del governo, che concesse la trattativa in esclusiva ad Air France: «Quello è stato un limite.
Sollevai il tema in Consiglio dei ministri, dissi che per le grandi cessioni c'era bisogno di tenere aperta la competizione». AirOne era il competitor, «invece Toto non ebbe nemmeno accesso alla due-diligence ». Rutelli tuttavia precisa che «l'offerta era comunque debole, sia sul piano finanziario, sia priva di un partner internazionale ». Ora la compagnia potrebbe rientrare in gioco, ma serve «chiarezza» per evitare che su una scelta delicatissima si innesti una speculazione elettorale. Epperò è stato il governo a fornire il formidabile assist a Berlusconi. Rutelli lo sa e lo dice: «Sul timing della trattativa e sulla sua gestione politica, è preferibile stendere un pietoso velo». In un solo colpo il governo si è trovato contro Confindustria,
i sindacati e i due terzi del Parlamento. In un solo colpo ha procurato un grave danno alla «rimonta»
di Walter Veltroni, che è furibondo con il premier e il ministro dell'Economia: «È vero che la partita su
Alitalia è durissima - sospira Rutelli - ma l'idea di giocarla mentre è in corso la campagna elettorale,
e senza costruire il consenso, è roba da masochisti. Questa non è la vendita di un centro commerciale.
Che in aprile si sarebbe votato avrebbero dovuto saperlo anche i ministri che non si candidano alle elezioni». E Padoa Schioppa non poteva non sapere...
I sindacati si preparano all’incontro di dopodomani con i vertici di Air France e guardano a Silvio Berlusconi. Non credono a un’inversione a U di Jean-Cyril Spinetta, e quindi a una schiarita sul fronte di Parigi.
Temono, invece, un colpo di coda del governo di Romano Prodi e cioè il commissariamento di Alitalia
nel caso in cui la trattativa dovesse fallire nelle prossime ore. E per questo puntano a rinviare la scadenza
del 31 marzo che riguarda il loro via libera al piano e, più in generale, sperano di rinviare tutto a dopo le elezioni.
Un modo per schivare quello che il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, chiama apertamente «
un ricatto». Un «giochetto puerile del governo nel quale non entro», ha spiegato ieri il sindacalista, irritato dalle ultime dichiarazioni del ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, che sembrano limitare l’alternativa tra il piano illustrato dal presidente della compagnia francese, che i sindacati definiscono «capestro», e l’amministrazione controllata. La responsabilità è tutta del governo uscente «che ha avallato un piano e una trattativa senza rivelare a nessuno i punti irrinunciabili che aveva posto».
Cose che il sindacato cattolico denuncia da tempo, ma che da un po’ sono condivise anche dalla Cgil di Guglielmo Epifani. Con l’effetto paradossale che il sindacato di sinistra è in prima linea nel chiedere
il rinvio a dopo le elezioni quando, presumibilmente, Silvio Berlusconi sarà premier. «Cercare un accordo richiede tempo. Dicono che bisogna decidere subito - accusa il segretario confederale della Cgil, Nicoletta Rocchi - ma sono stati loro a mettere tra le condizioni il beneplacito del prossimo governo». Condizione
che non c’è. Sul merito del piano i sindacati non vogliono fare passi indietro. Sintetizza Mauro Rossi, segretario nazionale della Filt-Cgil: «Un aumento significativo del numero degli aerei di lungo raggio,
segnale della volontà di far sviluppare Alitalia; l’acquisto dell’intero pacchetto Alitalia Fly e Alitalia Service». E gli esuberi? Da trattare, eventualmente, solo quando sarà presentato un piano industriale convincente.
Di certo, le cifre di Spinetta che parla di 2.100 esuberi, senza contare le nuove assunzioni, non convincono.
Per i sindacati il quadro è lampante. E per le tre principali confederazioni deve essere altrettanto chiaro
che, se la situazione dovesse precipitare verso il commissariamento, la responsabilità sarà solo del governo in carica e di Air France. Il presidente della compagnia francese deve presentarsi al tavolo di martedì con condizioni meno gravose, altrimenti - è l’avvertimento di Luigi Angeletti, segretario della Uil, «vuol dire
che non vuole fare l’accordo».
E la cordata italiana, sulla quale punta il candidato premier del Popolo della libertà? I sindacati per
il momento schivano l’argomento e concentrano i loro sforzi su Spinetta. Anche se è a quell’ipotesi che stanno pensando in questi giorni. Rossi, della Filt, si spinge a dire che, più che ad Air One, punta su
Intesa Sanpaolo, e si dice a favore della concessione di più tempo per consentire ai concorrenti di Parigi
di fare una due diligence. In sostanza, il rinvio auspicato dalle organizzazioni dei lavoratori, non deve solo servire alla trattativa sugli esuberi, ma anche a mettere a punto le condizioni finanziarie favorevoli alla concorrenza.
Intento che i sindacati non nascondono. «Qualcuno - spiega Bonanni - ha detto che per partecipare vuol vedere i conti perché finora non li ha visti. Mancano meno di 20 giorni alle elezioni. Il buon senso suggerisce la strada di soprassedere fino ad allora».
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Commento:
Speriamo che il buon Berlusconi riesca a salvare l'Alitalia, alla faccia del Pd e del governo Prodi.
Tra questi l'unico forse che si può salvare è il vicepremier Rutelli, che intellingentemente darebbe il via libera
al salvataggio di Alitalia e Malpensa.
Se è vero che gli occhi sono lo specchio dell'anima,
la tua è un mare azzurro nel quale navigare all'infinito
Un amico lontano
è a volte più vicino
di qualcuno a portata di mano.