Noi che aspettavamo i regali per i morti perchè sapevamo che erano presenti e conoscevamo il valore dei ricordi e della memoria di essi.
Mia madre che in un braciere poggiato davanti alla porta accendeva il fuoco con qualche pezzo di legno trovato, un poco di carbone e malli di mandorle già bruciate, comprati a pochi soldi dal fornaio nostro vicino.
Accendeva il fuoco per arrostire peperoni o altro, mai carne, introvabile e incomprabile a quei tempi. Al termine chiamava le signore vicine di casa “RANNA NEDDA” , “RANNA PIPPA”,”RANNA CIUZZA” o qualche altra se volevano usare il fuoco, sciocchezze, cose da poveretti che conoscono i sacrifici che si devono fare
per campare.
Solo chi ebbe la ventura di viverli, può sapere cosa significa.
Per S. Antonio il pane da dividere a tutti i vicini.
Il pane dei morti per il due Novembre.
La vicina che confezionava le colombe a Pasqua dividendole a tutti i bambini. Il “ MACCU per S. Giuseppe e la “CUCCIA” per S. Lucia, “ U ZUCCARU”, al mattino presto per la festa della “SVELATA”, nella piazza dell’Immacolata.
Il suono delle “TRACCULI” durante la settimana Santa nell’attesa dello sciogliersi delle campane a Gloria da tutte le chiese della città.Il giorno di tutti i Santi, aspettando i regali e i piatti pieni di leccornie, fichi d’india, biscotti alla cioccolata, allo zucchero cotto, mostarda, interamente fatti in casa.
I primi pantaloni alla “ ZUAVA” e, poi, quelli lunghi con la giacca a quadri di vario colore, i vestiti della festa e per la Domenica.
Mi sentirei di dire, cose dell’altro mondo.
E tanto altro contenuto in questo libretto pdf
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