Molto suggestivo, un tempo, appariva la fermata al vecchio carcere, durante il tragitto del simulacro di S. Lucia portato dai fedeli...
Questa costruzione borbonica ch'era adibita a luogo di pena sino al terremoto del 1990 e conosciuta dai siracusani come 'a casa ccu 'n occhiu ( la casa con un occhio, "...l'occhio di Dio, che tutto vede e tutto sa" scolpito all'ingresso principale).
Quando la Santa si fermava antistante al carcere, all'interno si accendevano decine e decine di fiammelle; erano i detenuti tutti in mano tenevano una candela, un accendino, un semplice fiammifero, per testimoniare il loro affetto alla Santa della Luce; poi un giovane detenuto offriva a Lucia un mazzo di fiori mentre alto il grido dal carcere sarausana jè! ebbiva Santa Lucia!
Quindi Santa Lucia proseguiva il suo cammino per la Via Vittorio Veneto, l'antica strada maestra della Siracusa spagnola, e si chiudeva in questa maniera la bella festa patronale tra gli incessanti evviva della folla, i fuochi d'artificio, e la commozione dei fedeli. La statua, era portata per le vie principali della città vecchia dove i balconi con ringhiere in ferro, accoglievano le siracusane, che in ginocchio invocavano l'aiuto della grande Eroina, mentre qua e là s'innanzava il grido dei caliari e l'odore dei ceci abbrustoliti.
La festa era motivo per indossare l'abito nuovo fatto confezionare per l'occasione, per fidanzamenti ufficiali e per regolarizzare fuitine.
Imboccata la via Maestranza, il passo dei portatori si faceva più pesante, cominciavano a zippare cioè a far finta di camminare restando sempre allo stesso punto; il cuore dei portatori soffriva perchè non vogliono mai separarsi dalla Santa.
Qualche ora più tardi Santa Lucia svanirà nel damasco rosso della nicchia in Cattedrale e l'ultimo grido irromperà l'aria: SARAUSANA JE'! EBBIVA SANTA LUCIA!
Pubblicato da ANTEAS Cenacolo poetico dialettale