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Il teatro antico di Siracusa

Discussioni sul patrimonio storico/culturale di questa importante provincia ricca d'arte

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Il teatro antico di Siracusa

Messaggiodi antoniorandazzo il 18 dic 2007 10:12

Ho deciso di fare un dono natalizio a tutti coloro che amano Siracusa e quindi inserisco il risultato delle mie ricerche per realizzare la SCULTURA TEATRO ANTICO n. 120 del mio catalogo. Spero che sarà gradita. Antonio Randazzo
http://docs.google.com/Doc?docid=dtbmhx ... qdcv&hl=it
PREMESSA
Numerose campagne di scavi hanno interessato la vasta zona della “NEAPOLIS” già dal 1756 con Cesare Gaetani che ne intuì l’importanza e successivamente riprese da; Francesco Saverio Landolina, 1743-1833; G.M.Capodieci 1804-1807; Lo Faso di Serradifalco e Francesco Cavallari 1834-1839; O. Puchstein e R. Koldewey 1895; Paolo Orsi 1907-1916; H. Bulle 1924; Carlo Anti 1946-1947, 1949; Luigi Polacco 1970-1976, i quali ultimi, dopo minuziose ricerche e comparazioni, ne hanno riferito i risultati nel volume “il TEATRO ANTICO DI SIRACUSA”, Rimini -1981- MAGGIOLI EDITORE, dal quale testualmente si trascrive la pagina 47- CAPITOLO III - LE VICENDE DEL TEATRO.
ROVINE E CURIOSITÀ DAL MEDIOEVO AL SETTECENTO
Nulla sappiamo del teatro di Siracusa dalla caduta dell’impero romano al secolo XVI. Abbandonato e venuto a trovarsi lontano dall’abitato, che si era ridotto ben presto all’isola di Ortigia, le acque dilavanti dal Temenite e dalla Via dei sepolcri condussero al suo parziale interramento e, come tutti i monumenti antichi, divenne una cava di materiale per nuove costruzioni. Le tracce di lavoro dei cavatori di pietra provano che non ci si accontentò di asportare i conci lavorati, ma si approfittò anche di questa specie di «fronte di cava» offerta dalle singole gradinate per ritrar¬ne anche molti blocchi grezzi. Due fatti precisi contribuirono peraltro alla rovina del monumento nel secolo XVI l’asportazione fino dalle fondamenta dei materiali dell’edificio scenico, avvenuta nel 1526, all’epoca di Carlo V, per la fabbrica dei bastioni di S. Filippo e di S.Lucia e la costruzione nella cavea, intorno al 1576, per iniziativa del marchese Pietro Gaetani, di alcuni mulini azionati dall’allora ristabilito acquedotto Galermi. La costruzione di questi pur modesti edifici, l’adattamento di strade d’accesso e delle condotte e degli scarichi d’acqua condussero ad intaccare gravemente le gradinate in più punti. Le acque più o meno liberamente cadenti qua e là fecero poi il resto. Tuttavia negli stessi anni, in cui si compiva la estrema rovina del monumen¬to, questo comincia a destare l’interesse dei dotti locali: Claudio Mario Arezzo (1527),Tommaso Fazello (1558), Vincenzo Mira¬bella (1613), G. Bonanni (1624). Ma nei loro scritti si va ben poco al di là di men¬zioni generiche. Agli eruditi locali, nella seconda metà del secolo XVIII, si aggiungono i viag¬giatori stranieri tra i quali Gius. Fil. d’Orville nel 1727.
Le rovine del teatro antico di Siracusa, scavato quasi interamente nella balza rocciosa di una conca naturale del TEMENOS, già utilizzata dalle popolazioni più antiche prima della colonizzazione greca come luogo di culto sacro agli Dei, (da qui il nome), così come si presentano oggi anche a visitatori più attenti, poco o nulla lasciano intravedere di quello che fu uno dei più grandi teatri dell’antichità chiamato MAXIMUM da Cicerone.
È uno dei più vasti del mondo greco e nel III secolo d.C., in età romana imperiale, fu adattato alle nuove esigenze dello spettacolo e dei giochi circensi subendo profonde trasformazioni. Dall’inizio del secolo scorso è utilizzato per manifestazioni teatrali e culturali in genere.
Nella prima metà del V secolo a.C., a Siracusa, esisteva già un teatro legato al nome di Epicarmo, padre della commedia greca vissuto a Siracusa sotto il regno di Gelone e di Ierone I e con esso quelli dei commediografi, pressoché contemporanei, Formide e Deinocolo. Ebbe grande importanza nella vita della città, giacché Siracusa, con Atene e Alessandria d’Egitto, fu uno dei maggiori centri di vita teatrale, politica e spettacolare e patria d’origine della commedia. Si vuole che nel teatro greco di Siracusa fosse rappresentata per la prima volta la tragedia “I Persiani” di Eschilo, ed è certo che nel 476 a.C. vi si rappresentò “con ogni splendore” la tragedia “Le Etnee”, scritta da Eschilo per commemorare la fondazione di Etna (presso l’odierna Catania) da parte di Ierone I l’Etneo. Sofrone, il mimografo siracusano dell’ultimo terzo del V secolo ricordava anche il nome dell’architetto di questo primo teatro siracusano, Demókopos, soprannominato Myrilla per aver fatto distribuire degli unguenti (“myroi”) in occasione dell’inaugurazione. Il teatro è ricordato nel 406 a.C., al tempo di Dionisio, che vi fece certo rappresentare i molti drammi da lui stesso scritti oltre che quelli dei tragediografi suoi contemporanei come Antifonte e Carcino il Giovane.
La struttura accoglieva non solo rappresentazioni drammatiche ma anche le assemblee del popolo.
LA CAVEA, quasi interamente scavata nella viva roccia, salvo le parti estreme superiori costruite con blocchi riportati, nel periodo di massimo splendore, (ellenistico), era formata complessivamente da 65 gradoni, dei quali 35 quella superiore, alti all’incirca quaranta centimetri e profondi complessivamente circa ottanta, dei quali, centimetri trentacinque costituivano il piano di seduta e i rimanenti centimetri quarantacinque un poggiapiedi profondo centimetri quattro che lo delimitava all’interno. Era suddivisa in 9 cunei e sovrastata da una terrazza con porticato ad L e da un colonnato semicircolare che contornava il perimetro unitamente ad un alto muro, del quale sono visibili ancora oggi i letti di posa.
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Foto 176 - Polacco Anti, panoramica teatro antico - foto aerea -
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Foto 175 Polacco -Anti
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21 - Wenzel e Cavallari Napoli R.Lit. Militare 1840-Veduta pittorica del teatro
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22 - Teatro greco oggi - foto aerea APIT
- Il complesso monumentale del Temenite Immagine
Tavola XXX (Polacco–Anti): Pianta generale del complesso monumentale del Temenite
Tavola IV (Polacco–Anti) L’elaborato altimetrico dell’architetto Alberto Carlo Scolari evidenzia la preesistente cavea ellenistica e le modifiche romane.
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Tavola XXX (Polacco-Anti): Ricostruzione pianta Siracusa VI (epoca imperiale)
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Saverio Cavallari 1883, Topografia archeologica.
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Tavola XXXI (Polacco-Anti) Schizzo assonometrico di ricostruzione volumetrica
sul Temenite in età romana imperiale dell’architetto Scolari.
La cavea inferiore, fino all’ampio diazoma, (in età ellenistica aperto al posto dei preesistenti gradoni 28-29 e 30), era formata da 27 gradoni certamente ricoperti di marmo. Per adattarlo alle loro esigenze teatrali i romani allargarono l’orchestra diminuendo da quindici a dodici i primi gradoni che furono anche ridotti di dimensione con l’eliminazione dei poggiapiedi. Ricostruirono un nuovo edificio scenico, (forse a tre piani) e un palcoscenico mobile con accesso diretto degli attori da due “versurae”, scavarono le cripte laterali, aumentarono le vie d’accesso e d’uscita, (vomitoria), ai vari settori della cavea e risistemarono la tribuna centrale e quelle laterali, lastricando di marmo sicuramente tutta la parte inferiore del teatro. Delle incisioni in lingua greca, cuneo per cuneo, rimaste nel fregio che corona la parete del diazoma maggiore abbiamo quelle a Heracles, Zeus Olimpio, re Ierone II, Filistide e Nereide, figlia di Ierone e sposa di Pirro.
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F. S.Cavallari: Incisioni nella parete del diazoma.
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F. S.Cavallari: Disegni di frammenti di cornici e statue in pietra trovati nel teatro
Molti studiosi concordemente affermano che l’edificio scenico di Segesta venne costruito ricalcando quello già esistente a Siracusa, nella scultura ricostruito scala 1/100 circa anche in altimetria, sulla base della planimetria tavola XXX e tenendo conto del disegno di H. Wirsing
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Disegno di H. Wirsing (1925):
Ricostruzione edificio scenico del teatro di Segesta.
Il fronte scena nella scultura, (ricostruzione congetturale), foto V. Accarpio.
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L’edificio scenico nella scultura foto V. Accarpio

LA SCULTURA
Questa opera lignea, che non è un plastico e non voleva esserlo, sebbene realizzata tenendo conto degli studi Polacco-Anti in un corretto rapporto di misure, ma una “SCULTURA”, compendio di un escursus storico-archeologico a scopo umanistico più che scientifico, è un tentativo di dare una visione d’insieme di quello che fu uno dei più grandi teatri dell’antichità e contribuire alla sua conoscenza.
É stata realizzata assemblando ed incollando migliaia di tasselli di pregiate essenze di legno (noce, mogano faggio, iroko, abete, pino, ramen), distinguendo le parti esistenti e quelle mancanti con colorazione diversa per indicare le successive modifiche romane. Sovrapponendo blocchetti, non in scala per ragioni tecniche, simulando una possibile soluzione costruttiva, sono state ricostruite le mura e gli analemmata a partire dai letti di posa indicati dal Polacco, raddoppiando le altimetrie della balza rocciosa e della stessa cavea per ragioni estetiche e tecniche costruttive. I primi 24 gradoni sono stati suddivisi in due colori, il meno intenso, per indicare che i primi 12 sono quelli modificati dai romani. (vedi tavola IV allegata).

Da siracusano dello “scoglio”, d’antica generazione innamorata della sua terra, mi auguro di poter contribuire a far conoscere meglio la genialità di chi progettò e la maestria e le fatiche di chi edificò e rese grande l’antica Siracusa.
Da artista spero di suscitare emozioni con questa opera, iniziata nel mese di Gennaio 2005 e completata nel mese d’Agosto, che dedico alla mia città e a tutti coloro che l’amano e si battono per la sua rinascita.

Antonio Randazzo
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La scultura: Veduta prospettica da Sud, foto A Randazzo.


Vista anteriore dall’alto foto V. Accarpio
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Vista posteriore dall’alto, foto A Randazzo.
Veduta da Sud-Ovest: Particolare del porticato, del colonnato e degli analemmata (ricostruzione congetturale) foto V. Accarpio.
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La scultura: veduta da Ovest - Sono visibili gli ingressi alle cripte,
le tribune laterali, le “versurae” e le parodoi -
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Veduta da Est, foto V. Accarpio
Immagine topografia del tedesco drogemuller
Più di questo non ho saputo fare, imparerò. Ciao a tutti Antonio
Ultima modifica di antoniorandazzo su 30 gen 2008 08:22, modificato 5 volte in totale.
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Messaggiodi Evaluna il 18 dic 2007 12:11

Complimenti per la ricerca e per l'impegno profuso nel promuovere e valorizzare le nostre bellezze monumentali e storiche. [.applauso.]
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Messaggiodi antoniorandazzo il 18 dic 2007 12:27

Grazie Eva, troppo buona. Amo la mia città e non solo a parole. Quello che faccio è diretto a coloro che l'amano e, come provocazione, a coloro che dovrebbero e non fanno. Ciao bella, amica dolce siracusana. A costo di ripetermi sai chi sono per me i veri siracusani? coloro che amano e vogliono il bene della città, gli altri li sopporto ma non li accetto, anzi, consentitemi di scriverlo, TIRO LA CATENELLA. Ciao, Antonio
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Messaggiodi Evaluna il 18 dic 2007 12:42

Da Wikipedia : :roll:

Il teatro arcaico

L'esistenza di un teatro a Siracusa viene menzionata già alla fine del V secolo a.C.. dal mimografo Sofrone, che cita il nome dell’architetto, Damocopos, detto Myrilla per aver fatto spargere unguenti (“myroi”) all’inaugurazione. Il teatro ebbe grande importanza come sede dell'attività teatrale del commediografo Epicarmo, dei contemporanei Formide e Deinoloco, del tragediografo Frinico. Eschilo vi rappresentò nel 476 a.C. "Le Etnee", tragedia scritta per celebrare la rifondazione di Catania con il nome di Aitna ad opera di Ierone I; successivamente il teatro vide anche nel 472 a.C. la prima rappresentazione della tragedia "I Persiani", una delle opere di Eschilo giunte fino a noi. Alla fine del secolo vi furono rappresentate probabilmente le opere di Dionisio I e dei tragediografi ospitati alla sua corte, tra cui Antifonte e Carcino.

In quest'epoca il teatro non aveva ancora la forma canonica a semicerchio, ma era invece forse costituito da tre gradinate rettilinee disposte a trapezio. Diodoro Siculo riferisce l'arrivo a Siracusa di Dionisio nel 406 a.C. nel momento in cui il popolo usciva dal teatro. Plutarco racconta invece dell’irruzione di un toro infuriato nel teatro durante un’assemblea cittadina (355 a.C.), e dell’arrivo in carro di Timoleonte nel 336 a.C. mentre il popolo vi era riunito, testimoniando l'importanza dell'edificio nella vita pubblica.


Il teatro ellenistico

Il teatro venne interamente ricostruito tra il 238 e il 215 a.C., nella forma che oggi vediamo, da Ierone II. La sua costruzione era stata progettata tenendo conto sia della forma naturale del colle Temenite, che della possibilità di sfruttare al massimo l’acustica. Tipica caratteristica dei teatri greci è anche la visione panoramica, cui il teatro di Siracusa non è esente, offrendo la visione dell’arco del porto e dell’isola di Ortigia.

La cavea aveva un diametro di 138,60 metri, uno dei più grandi del mondo greco, ed era in origine costituita da 67 ordini di gradini, per la maggior parte scavati nella roccia viva e divisi in 9 settori ("cunei") da scalinate. A metà altezza correva una precinzione ("diazoma") che la divideva in due settori. Sulla recinzione sono incisi in corrispondenza dei cunei nomi di divinità (Zeus Olimpio, Eracle) e di membri della famiglia reale (lo stesso Ierone II, sua moglie Filistide, la nuora Nereide, figlia di Pirro e il figlio Gelone II, che hanno permesso la datazione della costruzione. Le file superiori di gradini, oggi scomparse, erano costruite e poggiavano sopra un terrapieno sostenuto da muri di contenimento. Sull’asse centrale della gradinata è scavata nella roccia una sorta di tribuna, forse destinata a posto d’onore.

L'orchestra era in origine delimitata da un ampio euripo (canale scoperto), oltre il quale una fascia precedente l'inizio dei gradini era destinata ad ospitare il pubblico.


Il teatro greco dipinto da Francesco TrombadoriL'edificio scenico è interamente scomparso e ne sono visibili solo i tagli realizzati nella roccia, riferibili a diverse fasi e di difficile lettura. All'epoca di Ierone II appartiene probabilmente un passaggio scavato sotto l'orchestra, accessibile con una scaletta dal palcoscenico e terminante in una stanzetta: questo allestimento è stato ipoteticamente identificato con le "scale carontee", che permettevano improvvise scomparse o apparizioni degli attori. Ancora a questa fase dovrebbe appartenere una prima fossa per il sipario (che nel teatro antico non veniva calato dall'alto, bensì issato verso l'alto). Le tracce di un elemento a cui dovevano sovrapporsi colonne e pilastri è stata interpretata come una piccola scena mobile per le farse fliaciche. Alla decorazione della scena apparteneva probabilmente la statua di una cariatide, attualmente conservata nel cittadino Museo archeologico regionale Paolo Orsi.

Al di sopra del teatro, si trova una terrazza, scavata nella roccia, accessibile da una gradinata centrale e da una strada incassata, nota come "via dei Sepolcri". in origine la terrazza ospitava un grande portico ad L. Al centro della parete di fondo si venne a trovare una preesistente grotta-ninfeo scavata nella roccia , fiancheggiata da nicchie destinate probabilmente ad ospitare statue e in origine probabilmente inquadrata da un ordine dorico intagliato nella parete (resta traccia del fregio). All'interno il vano (9,35 x 6,35 m, alta 4,75 m) era dotato di una vasca rivestita in cocciopesto, nella quale sgorgava l’acqua dell’antico acquedotto greco detto "del ninfeo". Da qui l'acqua si immetteva nel sistema idraulico del teatro. L'insieme è forse identificabile con il Mouseion, o santuario delle Muse, sede della corporazione degli attori. Secondo l'anonima "Vita di Euripide" Dionigi I avrebbe dedicato nel santuario oggetti appartenuti al Euripide, acquistati a caro prezzo.


Il teatro in epoca romana

Importanti modifiche furono attuate nel teatro, forse al momento della deduzione della colonia, nella prima età augustea. La cavea venne modificata in forma semicircolare, tipica dei teatri romani, anziché a ferro di cavallo, come d'uso per i teatri greci e furono realizzati i corridoi che permettevano l'accesso all'edificio scenico (parodoi). La stessa scena venne ricostruita in forme monumentali con nicchia rettangolare al centro e due nicchie a pianta semicircolare sui lati, nelle quali si aprivano le porte sceniche. Fu inoltre scavata una nuova fossa per il sipario, con la sua camera di manovra. Nell'orchestra venne interrato l'antico euripo, sostituito da un nuovo canale, molto più stretto e a ridosso dei gradini della cavea, ampliando il diametro da 16 m a 21,40 m. La decorazione della scena subì forse dei rifacimenti in epoca flavia e/o antoniniana.

In epoca tardo-imperiale si ebbero altre consistenti modifiche, destinate ad adattare l'orchestra a giochi acquatici e fu probabilmente arretrata la scena. Non esistono invece tracce di adattamenti che consentissero di ospitare combattimenti di gladiatori o spettacoli con belve (in genere rappresentati dall'eliminazione dei primi gradini della cavea allo scopo di consentire la realizzazione di un podio a protezione degli spettatori. Del resto questi spettacoli continuavano probabilmente a tenersi nell'anfiteatro, presente a Siracusa sin dall'epoca augustea.

Un'iscrizione oggi perduta menzionava un Nerazio Palmato come autore di un rifacimento della scena: se si tratta dello stesso personaggio che restaurò a Roma la Curia dopo il sacco di Alarico, gli ultimi lavori nel teatro di Siracusa potrebbero essere datati agli inizi del V secolo DC.


La storia successiva

Rimasto in abbandono per lunghi secoli, subì a partire dal 1526 una progressiva spoliazione ad opera degli Spagnoli di Carlo V, che sfruttarono i blocchi di pietra già tagliati per costruire le nuove fortificazioni attorno Ortigia: scomparvero in tal modo l’edificio scenico e la parte superiore delle gradinate. Dopo la seconda metà del Cinquecento, il marchese di Sortino, Pietro Gaetani, riattivò a proprie spese l’antico acquedotto che portava l’acqua sulla sommità del teatro, favorendo l’insediamento di diversi mulini installati sulla cavea: di questi resta ancora visibile la cosiddetta “casetta dei mugnai” che si erge sulla sommità della cavea.

Sul finire del Settecento riprese l'interesse per il teatro che venne menzionato e riprodotto dagli eruditi dell’epoca (Arezzo, Fazello, Mirabella, Bonanni) e da famosi viaggiatori (d’Orville, von Riedesel, Saint-Non, Houel ecc.). Nel secolo successivo si ebbero vere e proprie campagne di scavo, grazie all’interesse del Landolina e del Cavallari che si occuparono di liberare il monumento dalla terra che vi si era accumulata. Successivamente le indagini archeologiche proseguirono ad opera di P. Orsi e di altri archeologi, fino a quelle del 1988 ad opera di Voza.

A partire dal 1914 l'istituto nazionale del dramma antico (INDA) inaugurò nell'antico teatro le annuali rappresentazioni di opere greche (la prima fu la tragedia "Agamennone" di Eschilo, curata da Ettore Romagnoli).

Scusate alcune ripetizione di ciò che ha gia sapientemente citato il caro Antonio Randazzo. :wink:

Scrivere delle nostre ricchezze storico-monumentali è importante per tutti noi e per quanti amano la nostra città e sono sempre alla ricerca di notizie e immagini. :roll: :wink:
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Messaggiodi antoniorandazzo il 18 dic 2007 12:52

Perfetto Eva diamoci dentro che alla fine, magari non raccoglieremo frutti, ma saranno altri domani a goderne. Viva l'Italia, viva Siracusa, viva gli uomini (e donne) di buona volontà. Voglio approfittare per dire forte a tutti BUON NATALEEEEEEEEEEEEEEE!
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Messaggiodi acid il 18 dic 2007 13:48

Congratulazioni Antonio! Un documento inedito, completo e formidabile!!!! :P

Continua così, con qualsiasi altra opera storica Siracusana che vorrai approfondire. :) :wink:
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Messaggiodi antoniorandazzo il 18 dic 2007 15:56

Grazie Francesco, farò quanto posso.
Approfitto di questo spazio che mi da la possibilità di chiarire la mia linea di pensiero sul tema della cultura. Non sono un dotto nè un colto ma apprezzo e stimo i tanti studiosi che hanno dato e danno il loro indispensabile contributo alla conoscenza.
Tutto quello che l'uomo ha oggi a disposizione si deve a loro.
Tuttavia non ho stima di coloro, dotti, che scrivono e si trastullano "direi si masturbano", in circoli ben definiti e condividono tra loro le conoscenze senza sforzarsi di estenderle a noi "popolino".
La cultura è ben altra cosa.
E' il modo di vivere di un popolo e noi, siracusani, mi dispiace dirlo, non siamo colti.
Lo erano i nostri antenati e grazie ad essi la città è conosciuta in tutto il mondo.
Non ho mai amato i club, i circoli, le associazioni, preferisco essere un arrangiatore che ruba tutto quello che può in conoscenza e metterlo a disposizione di chiunque voglia estendere a sua volta le conoscenze, SONO PER IL PASSA PAROLA, e, se non temessi di essere frainteso e mal capito, direi, una specie di Robin hood, in sedicesimo, in senso lato, molto lato.
Questo mi anima e mi aiuta a proseguire finchè morte non mi separi da questa valle di lacrime.
La ricerca di notorietà, ricchezza, potere o quant'altro le lascio a chi le vuole.
Grazie di avermi letto.
Ciao a tutti, Antonio Randazzo
p.s. non è un testamento ho tante altre cose da fare e dire, semmai, è uno sfogo a favore del mio fegato. Ciao ciao, "eurekaaa!",idea dell'ultimo momento, trasformerò in filmino tutto quello che posso sul teatro antico di Siracusa e, quindi, proseguirò per postare qualcosa sul più grande genio siracusano di tutti i tempi, senza alcuna idea di speculazione, com'è in atto da altri. ciao ancora Antonio
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Re: Il teatro antico di Siracusa

Messaggiodi Laila il 24 dic 2007 12:36

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Re: Il teatro antico di Siracusa

Messaggiodi antoniorandazzo il 24 dic 2007 13:28

Grazie amica, mi rode dentro il fatto che non sempre si condivide con gli altri quello che si conosce. Per chiarire, ma ognuno fa quello che vuole, sono del parere che dare gratuitamente in ogni momento, anche quando si incontra per caso qualcuno, dal panificio o dal tabaccaio, è una buona occasione per dare, dire e far conoscere valori positivi in generale, compreso l'amore per la città, attraverso la trasmissione di conoscenza. Non basta essere dotti, colti e quant'altro bisogna trasmettere continuamente agli altri. So che ciò è difficile perchè bisogna vincere l'egoismo e il guadagno, ma saper dare, anche una parola d'incoraggiamento non è da tutti. Personalmente sono realizzato e soddisfatto di quello che ho fatto e continuerò a fare. Sono un ingenuo ma mi richiamo a valori detti e ridetti nel passato: sono di questo mondo ma non gli appartengo. "Non è presunzione ma solo consapevolezza di essere Sono "nuddu ammiscatu a nenti" che però si sforza di essere più che apparire. Non sopporto che le conferenze, pagate con i soldi della comunità, si traformino in vetrine. Non sopporto che stampare libri si trasformi in un affare economico. Non sopporto che i così detti critici pretendano di essere pagati per presenziare ad una manifestazione.Non sopporto che tutto sia stato trasformato in qualcosa da vendere.Non sopporto che si speculi con manifestazioni varie che hanno il solo scopo di sperperare denaro pubblico, spacciandole per cultura e presunti servizi turistici. Scusate se mi lascio prendere dall'entusiasmo di dire ciò che penso senza badare alla sintassi. Ciao a tutti Antonio e AUGURISSIMIIIIIIIIIIII!
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Re: Il teatro antico di Siracusa

Messaggiodi Laila il 24 dic 2007 17:09

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Re: Il teatro antico di Siracusa

Messaggiodi antoniorandazzo il 24 dic 2007 19:34

Laila ha scritto:Non e' vero che sei nuddu ammiscatu a nenti.
Sei ANTONIO RANDAZZO e io ti ammiro
mi dispiaceva sentire amarezza in quello che hai scritto
io ti stimo molt
auguri

Grazie di cuore per la tua stima, ne sono felice, che è poi ciò che intendo, cioè: A che serve fare se non è utile a qualcuno? Se ti soffermi ad ammirare ciò che fai senza condividerlo e confrontarlo con altre persone, a cosa serve se non a....................... Solo per fare un esempio. Sai che ho postato su youtube il filmino Siracusa la fortezza chiamato eurialo. Ebbene viene utilizzato in vari Forum che ti segnalo solo per curiosità:
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Questo mi gratifica.Cosa c'è di più bello di aver dato gratuitamente la possibilità di utilizzare il mio fare? Ciao bella, AUGURISSIMI e che si realizzino tutti i tuoi sogni. Antonio
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