La Sicilia per me era un gran mistero… i soliti luoghi comuni, mafia, cassata, cannoli, sole e mare, Etna, traffico caotico, ladri e truffatori, calore umano, lupare, granite, donne segregate in casa e uomini padroni. Tutte queste immagini, belle e brutte, formavano un miscuglio indecifrabile, avvolto nel grande mistero dell’ignoranza. E che dire di Siracusa?! Ancora peggio… tabula rasa. Ecco perché le mie vacanze in Sicilia sono state fin da subito una sfida per me, volevo imparare, andare, scoprire, conoscere, vedere, capire. Prima di tutto, l’itinerario. Catania, Taormina, l’Etna, Siracusa, Marzamemi, Noto, Ragusa, Modica, Agrigento. Come primo assaggio può andare. E poi? Dove si alloggia? Grazie al mio (seppur scarso) spirito di avventura ho voluto vedere una terra nuova con gli occhi dei suoi abitanti, e quindi mi sono messa in contatto con un siciliano che ha accettato di ospitare me e le mie 3 amiche a Taormina. Bene, ora che a grandi linee abbiamo definito il viaggio, abbiamo prenotato l’aereo, abbiamo un “autoctono” che ci aspetta a Catania, ci porterà a Taormina e saprà aiutarci in caso di bisogno, è ora di cominciare a documentarci. Come sempre, prima di ogni viaggio, mi procuro qualche guida turistica (sempre più di una) e mi documento sulla storia, sulle città, sui siti da visitare. Poi frugo un po’ qua e un po’ la in internet e decido di essere pronta: Sicilia, sto arrivando!
La verità è che non ero pronta per niente. La mia vacanza è stata breve e intensa, ho visitato tanti luoghi, ho avuto il piacere di vedere Catania attraverso gli occhi di un catanese, di alloggiare a Taormina in cima al teatro greco e affacciata al mare, di conoscere un ragazzo di Ragusa che ha messo da parte i suoi impegni per aiutare 4 ragazze polentone a orientarsi a Ibla, ho conosciuto amici di amici di amici che si sono impegnati per allietare la vacanza a noi turiste. E che dire di Siracusa? Doveva essere solo una tappa del viaggio, invece è diventata parte della mia vita. Appena entrate in città, ci siamo dirette verso il Santuario della Madonna delle lacrime (senza offesa, è bruttissimo), perché il nostro B&B si trovava proprio lì accanto. Il primo impatto è stato strano: all’ombra del santuario Siracusa sembrava una città piatta, senza un qualcosa di veramente interessante da offrire. Chiedo alla mia amica cosa ci ha portate lì e lei mi risponde che pare che la piazza principale sia assolutamente da vedere. Bene, andiamo. Ci avviamo piano verso Ortigia nel caldo più torrido, cercando di non farci investire (anche se devo dire che la fama del traffico siciliano è molto peggiore di quello che poi si vede concretamente in strada, fatta eccezione per Catania) e schivando i vari cantieri che incontriamo sul nostro cammino. Siracusa non mi ispira proprio. Ma ecco che la strada si allarga, attraversiamo un ponte… e ci troviamo di fronte il tempio di Apollo, la fontana di Diana, tante vie e viuzze che formano uno spettacolo unico, tutto sembra bello, elegante e maestoso. Un’occhiata alla cartina per individuare la direzione giusta, svoltiamo un paio di angoli e ci troviamo in Piazza Duomo… che immagino sia spettacolare, ma purtroppo per noi la troviamo menomata – il Duomo infatti è tutto coperto a causa di lavori di restauro. Per noi è una brutta sorpresa, ma sarà sicuramente un bene per la città e per chi la visiterà nei prossimi anni, perché sicuramente potrà ammirarla in tutto il suo splendore, una volta finiti i lavori. Un motivo in più per tornare a vedere la piazza nella sua massima bellezza. Ma pazienza, ormai l’ora è tarda, dobbiamo tornare al B&B per sistemarci, perché la sera un amico conosciuto per caso a Trieste ci porta fuori a cena. E qui comincia il mio racconto spudoratamente di parte, soggettivo, tutto personale. A Siracusa siamo state coccolate, sballottate di qua e di là, riempite di parole e discorsi, tutti volti a farci capire che siamo capitate in un posto speciale. Abbiamo subito sentito il calore umano di chi ci ha accolte e ritenute degne di renderci partecipi di uno spaccato di vita siciliana. Ho avuto l’impressione che i siracusani sono fieri della loro città, forse un po’ arrabbiati perché non viene valorizzata a dovere, ma orgogliosi di viverci, di essere conterranei di Archimede, di vantare radici greche, di custodire storie e leggende come quella di Alfeo e Aretusa.
D’accordo, mi avete convinta, Siracusa è un piccolo gioiello.
Il colpo finale l’ho assorbito il giorno dopo, quando abbiamo visitato il teatro greco. È grande, imponente… più che per la valenza architettonica mi sono stupita per il suo significato culturale: qui venivano rappresentate tragedie, qui si riunivano gli antichi per coltivare la loro cultura, per nobilitare lo spirito, per tramandare idee, fatti storici, pensieri, filosofie.
È un peccato che pochi siano a conoscenza di tutto ciò. Secondo me Siracusa (e tutta la Sicilia) ha bisogno di essere risistemata, organizzata, pubblicizzata, in modo che tutti possano goderne la bellezza. Perché la Sicilia non è solo mafia e cassate, è anche storia, cultura, poesia, accoglienza. E poi Siracusa è una città sul mare e visto che anch’io vivo sul mare e non posso concepire una vita senza il profumo del sale e il rumore delle onde, capisco che sia difficile lasciare questo “compagno” imponente, forte, sterminato, pieno di dignità, maestoso, un dono della natura che da sempre mi affascina.
A Siracusa ho incontrato un mondo nuovo e persone squisite. Grazie a tutti.