Dal quotidiano La Sicilia di Venerdì 9 Giugno:
Negli anni ’60 la critica europea non ebbe dubbi: “è il regista di ultima generazione”. E’il nuovo cinema. Oggi il polacco Krzysztof Zanussi è il Maestro, incoronazione guadagnata nel tempo, con buona ragione. Ed è Zanussi a firmare la regia del lungometraggio “Sole Nero”, film distribuito per Rai Cinema in una produzione italo-francese. Ieri, nella tarda mattinata, nella superba villa Arlecchino di Punta Mola, è stato siglato il protocollo d’intesa con la Film Commission di Siracusa, coordinata da Marika Cirone di Marko. Il presidente dell’ente di via Malta, Bruno Marziano, e il regista Zanussi hanno ufficializzato una determinante collaborazione logistica che porta a quota dieci (pressappoco, forse qualcosa di più) il numero di produzioni cinematografiche sostenute praticamente dal palazzo provinciale.
La riserva del Plemmirio e le rupi di Punta Mola saranno le straordinarie fotografie utilizzate da Ennio Guarnieri. Sul set, ritroviamo un giovanotto di Messina, che ha frequentato l’Accademia e che oramai vive a Roma da anni, si chiama Giuseppe Sulfaro. Il quattordicenne che Giuseppe Tornatore, nel ’99, volle protagonista del film candidato all’Oscar, “Malena”. “Dalla Bellucci a Valeria Golino. Non mi è andata male” ironizza. Giuseppe ha lavorato bene, ha studiato, ha girato con registi importanti, con Cinzia Th Torrini, di recente con il regista greco Phanos Angelopoulos (“Un eroe a Roma”, nelle sale in autunno).
Quindi Zanussi, “Un grande, è un onore”. Zanussi che ha scelto la Sicilia per raccontare il mare, l’amore, fuori da ogni banalità. “E’ una contesa tra bene e male – spiega il regista polacco – Per questo Sole nero, il chiaroscuro che contraddistingue l’animo umano”. Il bene, la speranza, sarà Giuseppe, nel ruolo di Tanino, mentre il male, la belva, è Salvo, il fratello, al secolo Kaspar Cappler (molto teatro e un ruolo popolare con la Th Torrini, quel conte Drago in “Elisa di Rivombrosa” che, onore al merito, fece anche un po’ della sua fortuna). “E’ andata al primo provino – ricorda Kappler, ancora con le vesti di scena, sdrucite appositamente, e con una lentina bianca nell’occhio sinistro che rende perfettamente l’idea del mostro – Cos’è il male oggi? E’ il nostro ego. Nel film sono un personaggio
malato che sfoga la sua impotenza, il suo delirio, su un altro essere umano, soltanto perché più felice”.
E poi c’è Agata, Valeria Golino, bella e dallo sguardo malinconico. Bella e tragica, di quella tragicità greca che ha colpito profondamente Zanussi. Greca partenopea, la Golino, reduce da “Respiro” di Emanuele Crialesi e “Guerra di Mario” di Antonio Capuano che le è valso un David di Donatello. “Agata è un personaggio estremo – osserva l’attrice – Ha un
suo personalissimo senso di giustizia, è il perno su cui ruota questa contraddizione tra bene e male”. C’è la traduzione del dramma sintetizzata nella battuta del personaggio principale: “Non c’è perdono senza speranza”.
Il set, nei prossimi giorni, si sposterà a Catania.