di antoniorandazzo il 02 dic 2007 09:05
A PECURA NIURA IÈ SEMPRI CUNTRULLATA
U cani affuta i pecuri ca fa stari nto filagnu
A strata iè sincaliata ro pattruni ca talia
Agnidduzzu crisci beddu se nu' nesci fora strata
Cuntinuannu a fari mbee.. iè addivatu cu saluti
Se s’azzarda a fari bi....a so paia iè priparata
Nu’ s’aspetta ca matura priparannu a so vintura
ie girannu a prima Pasqua si sacrifica nt’altari
Accussi va u munnu
La propongo a beneficio di chi non conosce il vernacolo e aggiungo:
Traducendo i versi di questa composizione, rischierei di travisarne il significato a discapito della musicalità del nostro vernacolo, quindi, per quanto possibile, chiarisco i concetti per chi fosse interessato.
I cani da guardia dei padroni, baroni vari della politica e del potere in generale compreso quello mafioso, “galoppini e portaborse”, ringhiano per farci stare buoni e ossequiosi alle regole da loro tracciate, OMOLOGATI in fila per tre con resto di due”.
I mandanti, controllano compiaciuti e attenti, al comportamento degli uni e degli altri, contribuendo alla crescita dei soggetti in esame con elargizioni e altri benefici, fin quando questi restano adeguati alle regole dettate.
L’agnello, noi popolo assimilato a pecore, se continuiamo a ossequiare i baronetti di turno, siamo liberi di fare i nostri comodi.
Se autonomamente la nostra voce o i nostri comportamenti, escono dal coro e rifiutiamo l’omologazione, alla prima occasione ci emarginano, affamano, calunniano ecc…
La libertà e un ideale da raggiungere combattendo e, soprattutto, è un diritto.
Il mondo va così o no?
Che cosa fanno i giornalisti, gli intellettuali e chi potrebbe contribuire a cambiare questo stato di cose?
Io ho risposto a modo mio come ormai tutti sanno e quindi sono una pecora nera, che ne pensate, ho sbagliato? Ciao a tutti Antonio Randazzo