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Come in ogni provincia, purtroppo, i problemi non mancano: a voi le "lamentele"

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Messaggiodi antoniorandazzo il 07 ott 2008 15:58

Mentre cercavo cose da sistemare nel mio sito ho riletto con una fitta al cuore questa mia lettera alla redazione del quotidiano Libertà poi pubblicata alcuni giorni dopo il 26 Agosto 2002.
Cos'è cambiato nel frattempo?
Non per riprendere e rinfocolare la polemica con il dottor Laila ma solo per evidenziare alcune cose che nella nostra città hanno fatto la storia e continuano ad essere una palla al piede.
Questo e tanto altro potete leggere nella pagina documenti del mio sito.
Ecco il collegamento. Dottoressa, mi raccomando adesso può scrivere ciò che pensa veramente direttamente sul mio GUEST BOOK, A rileggerla con piacere.
http://www.antoniorandazzo.it/documenti/documenti.htm

Lettera aperta
 

Pregiatissimi paesani,

Se da semplice cittadino figlio di nessuno, senza etichette, dogmatismi preconcetti o altre forme di condizionamento, nel pieno rispetto della libertà di opinione di ognuno dico la mia cosa ne dite? Mi riferisco all' ultima "CUSTIONI SARAUSANA ".
Come è noto, nel prossimo Settembre, il Consiglio Comunale ha in programma di esprimersi sulla vicenda del costruendo villaggio turistico ali 'Asparano.
Sul tema hanno detto la loro pragmatici, realisti, dogmatici, associazioni varie e liberi pensatori, garzoni di bottega, politici dei vari schieramenti, ambientalisti di goletta verde, ecologisti, tecnici e non, intellettuali.
Sembra di assistere ad uno scontro di religione per determinare il sesso degli Angeli. Siamo alle solite "come te movi te fulmino", direbbero in romanesco i cittadini della capitale, mi ricorda la storiella che ho raccontato qualche tempo fa sul " suffìziu Nustrali". I predetti hanno interloquito saggiamente sulla vicenda, dopo un cinquantennio di malefatte su ogni metro quadro di terreno nel territorio della regione e, con particolare accanimento sulle nostre coste.
Hanno forse la coscienza tranquilla e le carte in regola?
Non credo che uno, dico uno solo dei cittadini di questa terra, a qualunque categoria appartenga, ivi compresi, politici, professionisti, magistrati, insegnati, dirigenti o semplici operai, chimici o metalmeccanici, artigiani o piccoli imprenditori, sindacalisti ecc.., possa ritenersi esente da colpa, ma farse qualche mosca bianca e 'è.
Quando sì estrapola un argomento dal contesto storico si può dire tutto ed il contrario, a seconda dal punto di vista della parrocchia di appartenenza, o se si sta assisi su uno scanno con a disposizione una tavola riccamente imbandita e negretti intorno a soffiare per rinfrescare l'aria. I peggiori sono coloro che affermano dì avere la coscienza pulita e portano avanti le prese di posizione dei loro pro-consoli.
Qua! 'era la situazione reale a Siracusa, tra la fine degli anni quaranta e il corso degli anni cinquanta ?
Allora con il termine Siracusa si intendeva solamente Ortigia, almeno per noi " scoglio-nati", gli altri erano "buggarioti ".
I più non sanno, non essendo allora ancora nati, altri hanno dimenticato o fanno fìnta di non ricordare, i più, i soliti arricchiti o coloro che si vergognano del loro passato, tacciono o mentono spudoratamente sapendo di mentire.
A quel tempo erano giunti da non molto gli sfollati dalla Libia.
Quello che mancava allora come oggi era il lavoro, quello vero, quello fatto di regole da rispettare sia dal datore che dal prestatore d'opera.
I giovani girovagavano per la città in cerca di distrazioni, passeggiate a corso Matteotti" i
picciotti re catini ", puntate in sala da bigliardo, stravaccamenti davanti al caffè centrale o sala da ballo, in inverno, mentre d'estate, bagno al Nettuno, al lido Azzurro o alla Plaja, i figli di papa, gli altri"sutta a muragghia" " a SantaCruci" "a Tubba" "sutta o ristrittu" o al Maniace.
C'era da scegliere perché in tutta la costa per il periplo di Ortigia era consentita la balneazione. Ma era veramente balneabile il mare, visto che le fogne, comprese quelle a perdere liberamente nel sottosuolo di tante abitazioni scaricavano a mare? "E setti scogghi" incominciavano i primi tornei di palla a nuoto. A dispetto di quanti, me compreso, adorano Ortigia, la situazione sanitaria non era tra le migliori.
Il deposito generale per la raccolta della spazzatura era in uno spazio delimitato ali 'interno del forte S. Giovannello, tra "Talìu", passeggio Talete, e Via Vittorio Veneto,
già"mastrarua", e la zona della "Santa Cruci ".
Ambienti malsani impregnati di umidità; sovraffollamento nei bassi utilizzati come abitazione; scarsa pulizia nelle strade, ad eccezione della zona " ro chianu ", "ro spiazzu ", le Vìe Maestranza, Matteotti, Roma, Piazza Panca/i e la Marina, abitate quasi esclusivamente da chi poteva avere w reddito medio alto. (In una poesia tempo fa scrissi "pirocchiap 'amici e cimici affamati"). L'ospedale pubblico era allocato in quel sito attualmente abbandonato in Piazza S. Rocco, l'anticc Monastero di Montevergini.
La vaccinazione contro il vaiolo veniva fatta ai bambini in quella stessa via, prima, i successivamente in via Minerva nell 'allora sede dell 'anagrafe.
Le medicine occorrenti per curare le malattie e le visite mediche si pagavano, spesso a "crirenza' o, con scambio di prestazioni, se gli ammalati appartenevano a famiglie artigiane. I vitelloni, allora come oggi, facevano e fanno il bello ed il cattivo tempo.
Qualche figlio di impiegato presso gli enti pubblici o comunque di famiglia con buon reddito, scimmiottava i primi dai quali era accolto purché avesse qualche soldo in tasca. I "pipi ra Taggia cuntinuavunu a essiri addenti", deliziosi arrostiti e conditi con Bottarga e "uridduzzu" di tonno salato, per chi poteva permetterselo.
Un ambulante bandezzava melanzane grosse come "i minni i sa muggheri ", un altro, "varicchina e lisciuni, scupi e manichi ri scupi e rastreddipi lavori a casa ".
I gerarchetti di un tempo perso il pelo, ma no il vizio, cambiata pelle, erano già saliti sul carro dei vincitori, mentre "Cremisini" emigrava in Sud America.
Un nostalgico cantava " a pastasciutta nu ' si pò scuddari " e alla Plaja vongole per tutti mentre, "nu sceccu", si beava rinfescandosi nel basso fondale.
La "sassamenteria di Bordi" chiudeva, così come "u stabilimentu ro nozzulu"della S.P.E.R.O. e si apprestava a farlo " u mulinu ri Cunigghiaru" di Via Arsenale. Gli abitanti dei bassi aspiravano di andare ad abitare "apatti i supira ". Chi non aveva lavoro, ed erano tanti, ammazzava il tempo "nti Luistru".
I contadini si alzavano ali'alba per recarsi a piedi o in bicicletta al "Puzzu 'ngigneri ", in attesa di essere chiamati dal "capu ghiumma ", il caporale, uomo di fiducia, incaricato dai proprietari o gabellati dai quali era delegato ad assumere mano d'opera per le loro terre. Umiliazioni e vessazioni per aspirare ad una occupazione con solari da fame, anche dodici o più ore dì massacrante lavoro, compreso il viaggio, specialmente per chi doveva scavare i" fossi" con rischi gravissimi, perché, a volte, si dovevano usare potenti mine per far saltare la roccia più compatta. Nessuna garanzia per malattie o infortuni, quasi sempre lavoro nero, senza contributi assistenziali. Erano fortunati coloro che, assunti, potevano prestare la loro opera perché, d'inverno, spesso a causa della pioggia o per la diminuita esigenza di lavori nelle campagne, erano disoccupati e, potevano consolarsi, "nti Pillucciu " o "e tririci scalimi ", giocando a carte e mangiando, uovo sode, "puppu" e vino, per quanto le risorse economichepermettessero, spesso "a crirenza",con impegno di pagare al primo salario. Non esisteva allora per essi il soccorso invernale che, invece, era previsto in aggiunta al costo del biglietto per il cinema. Non dissimile era la situazione nell'artigianato.
"U mastru", diventato tale dopo aver seguito la trafila, da piccolo imprenditore, traeva reddito e profitto dal suo lavoro, ma, soprattutto, sfruttando i "picciotti ", garzoni di bottega, che lavoravano senza limiti di ore per pochi spiccioli, in nero, senza alcun contributo, chi volesse, può controllare la documentazione INPS dei primi ventanni di lavoro di coloro che da poco hanno avuto fortuna di arrivare alla pensione. A mio nome, risultano versati contributi previdenziali, per poco più di un anno, pur avendo prestato opera nelle varie botteghe dai sei ai vent'anni.
E ' vero però, che gli apprendisti di allora, imparavano un mestiere e comunque delle regole dì vita che consentivano di intraprendere a loro volta la carriera del "mastru ".
Quanto sopra scritto, vale per tutte le categorie artigianali, ferro, legno, imbianchini, muratori, carpentieri e similari, tutte nell 'identico stato sociale di povertà ai limiti della sopravvivenza. L 'U.N.R.A aveva ormai terminato le coperte a strisce marra ed i generi di prima necessità distribuiti ai cittadini meno ambienti.
L'olio di fegato di merluzzo stava per finire e non veniva più dato ai ragazzi delle scuole elementari. Cosa e 'è di strano se i genitori per consentire un futuro migliore ai loro figli imponevano la frequenza delle scuole, spesso con sacrifìci oggi impensabili, e se è rimasta l'abitudine di sistemarsi in un posto pubblico statale o periferico?
Tra una visita e l'altra i medici, tra una causa e l'altra gli avvocati, e poi mano a mano la classe dirigente impiegatizia, incominciarono a trasferirsi sulle colline di Aerodina, sulla panoramica Neapolis, e come seconda casa per il soggiorno e l'abbronzatura estiva la villa a mare.
Le prime nefandezze a danno delle nostre coste.
I baroni antichi erano emigrati verso lidi più adatti alla loro nobiltà o si erano ritirati a vita privata a godere le loro ricchezze o le loro miserie.
A proposito mi piacerebbe sapere dove si abbronzano o svernano gli ambientalisti nostrani?
Lo scontro politico allora tra Blocco del Popolo " e Scudocrociati era ali 'ultimo sangue con rivoli Monarchici, Uomo qualunque e Fiamma tricolore.
I più poveri o i meglio "appaddrinati" incominciarono ad avere in assegnazione una casa popolare.
Meglio non discutere su questo argomento.
L'intraprendente "culu i fruscia " si insediò ali 'arenella predisponendo un lido di elite essendosi, nel frattempo, affollati diproletari il Lido Azzurro e la Plaja.
Una linea di autobus assicurava il viaggio per I'Arenella e viceversa perché non tutti possedevano mezzi di trasporto motorizzati.
II sogno dei giovani del tempo era un lavoro e l'auto.
La Banca D'Italia stampava senza sosta banconote mentre una nota canzone risuonava:
"se potessi avere mille lire al mese ".
I figli del popolo, benevolmente, erano accolti "a colonia estiva ", alla Maddalena, organizzata dalle sinistre ed imparavano a cantare " bandiera rossa", o a quella organizzata dal bianco fiore, che invece insegnava a cantare, "biancopadre".
Anche le Suore Orsoline avevano il loro lido balneare a "funnucu novu ".
Ogni anno veniva costruito dagli operai di una falegnameria nella quale anch 'io ero allora apprendista di bottega.
Tra le varie chiese di Siracusa si organizzavano tornei interparrocchiali di calcio, tra una campagna o consultazione elettorale e l'altra, mentre " i surelli " in via Minerva distribuivano brodaglie ai poveri.
I figli delle famiglie medio alte frequentavano il "Gargallo" o lo "scientifico" gli altri
l'industriale, il professionale o la Scuola D'arte.
Gli studenti cantavano " Trieste mia "inneggiando al ricongiungimento di quella città alla Madre Patria.
Nel porto grande giaceva sul fondo nei pressi della "maddalena", " a navi spitalera" mentre, la" pilotina ", guidava l'attracco ai moli delle navi "Argentina ", "Esperia ", e la "Star Off Malta ".
La locale flotta di pescherecci e barche tornava con abbondante pescato ceduto a due soldi ai grossisti.
II numero delle famiglie con congiunti emigrati non si contavano più.
In questo contesto storico, i dirigenti politici del tempo, dovettero fare una scelta, si prestarono, per non dire che si prostituirono, ai piedi della grande industria di stato e non.
Siamo tutti d'accordo che fu una scelta dissennata, o forse assennata, dal punto di vista di quanti si sono arricchiti speculando. Sono evidenti i danni irreparabili provocati a tutta la meravigliosa costa "dall'acqua e palummi" in poi fino ad Augusta ed oltre, con dimostrazione lampante che la scelta industriale non era adatta alle nostre zone.
Sull'argomento, per pudore, è meglio non aggiungere altro.
Le campagne vennero abbandonate? O gli addetti cercarono condizioni di vita e di lavoro migliori?
Cosa ne pensano i partiti politici, i sindacalisti, la confindustria e quanti hanno avuto le mani in pasta?
Sono tanti però i benefìci che gli insediamenti industriali hanno portato e, tra questi:
Regole certe tra datori di lavoro e prestatori d'opera; lavoro continuativo per tanti; reddito esteso alle famiglie che prima sopravvivevano appena; senza dimenticare la diffusione del benessere per tutti, dovuto all'attività nell'indotto e tra tutte le attività commerciali, artigianali e soprattutto nell 'edilizia.
Circolando il danaro tutti ne traevano benefìcio.
Col denaro il sogno di molte famiglie di avere una casa si tramutò in realtà. Gli speculatori, sempre pronti, si gettarono a capo fìtto nell 'impresa di costruire case, casette e casermoni, senza alcuna regola, per tutti i gusti e per tutte le tasche, distruggendo un patrimonio ambientale paesaggistico tra i più belli al mondo.
Le prove d'autore, perfettamente riuscite, erano state già fatte nella stessa Ortigia con la costruzione delle case popolari tra Via Abela, Lungomare di Levante e Via delle Sirene. Con la costruzione della casermetta della Capitaneria, nella stessa Via delle Sirene. Con abbattimento e ricostruzione pari volume, si fa per dire, del palazzo in Piazza Cesare Battisti. Meriterebbe attenzione particolare il capolavoro architettonico, perfettamente inserito nel contesto, tra Via dei Mergulenzi e Via Gargallo, abbattuto e ricostruito pari volume. Non le ricordavo così mastodontiche le case precedenti, forse perché erano state bombardate.
Mattone e cemento selvaggio proseguirono l'opera iniziata, prima, "zittu tu e zittu iù ", uno scoglio si e uno no, e, poi, tutti gli scogli e le spiagge nella totalità.
A proposito di costruzioni indecenti, per non dire altro, nel corso del tempo, per dimenticanza o disattenzione a qualcuno sfuggi miracolosamente lo spazio libero di passeggio Talete. Gli oculati amministratori della cosa pubblica, non molto tempo fa, pensarono di costruire un superbo parcheggio che li rappresenta benissimo. Cosa aspettiamo per utilizzarlo o abbatterlo? L'elenco completo di quanti hanno dato inizio e di chi ha continuato lo sfacelo sono a disposizione di chi ne ha voglia presso l'Archivio Notarile Distrettuale e presso il locale Catasto. Chi doveva vigilare perché questo non avvenisse? Dov'erano gli ambientalisti?Vuole chi può o deve, fare una mappa con nomi e cognomi e procedere alla bonifica totale delle nostre coste, abbattendo i siti e procedendo alla denuncia di chi ha autorizzato o favorito il malfatto?
0 preferiamo metterci una pietra sopra e stendere un pietoso velo?Anche con il velo però le malefatte si vedranno sempre.
Fatto il mea culpa andiamo al dunque.
Qual ' è la situazione oggi a Siracusa.
Poco o nulla è cambiato in merito al lavoro nero.
Commesse e commessi senza ingaggio in quasi tutti gli esercizi commerciali del comprensorio; disoccupazione dilagante tra i giovani ma, anche tra i quarantenni, licenziati da aziende in crisi; stato di disagio nei giovani freschi diplomati o laureati; disoccupazione in generale; non circola danaro e chi ne ha preferisce tenerlo al chiuso di una cassaforte bancaria; imprenditoria locale poco propensa a rischiare.
Presta nome, imprese fantasma, fallimenti pilotati.
I nostri giovani che emigrano nel ricco Nord-Est con paghe sindacali appena sufficienti per vitto e alloggio.
Cosa dire di coloro che arrivano da paesi stranieri in Italia in cerca di un tozzo di pane?
Sono utili per certi lavori a costo dimezzato ma, rompono l'equilibrio acquisito negli anni. Ma al Nord, non sono quasi tutti figli di quei nostri emigrati che un tempo venivano accolti a calci in faccia?
Così va il mondo per la mancanza di memoria storica.
Ognuno cerca di salvaguardare i piccoli orticelli.
Quando la nave affonda i topi scappano, chissà che qualche residuo nastrano non si metta in pensione.
Siamo tornati agli anni cinquanta.
Si impone una scelta coraggiosa, oculata e lungimirante che consenta alla industria turistica di decollare.
Il Consiglio Comunale lo faccia serenamente discutendone i prò e i contro ma, tenendo presente che, ai cittadini, soprattutto a quelli di buona volontà, non importa come e da chi è composto lo schieramento polìtico, sa che il primo posto spetta all'uomo, soprattutto al più debole, il figlio di nessuno che ha fame di "pane e lavoro " e di un ambiente vivibile fatto a sua misura, di regole certe per tutti e non il deteriore buonismo che provoca anarchia. Giudicheremo sui fatti e sui risultati.
La libertà è l'utopia da raggiungere con le scelte appropriate e con i comportamenti di chi detiene il potere, ma, anche con le sìngole azioni giornaliere di ognuno.
Ben vengano le rotatorie se servono a snellire il traffico, ma, si aggiungano controlli sulle precedenze da dare.
Ben vengano le linee blu dei parcheggi a pagamento o di quelle bianche gratuite, ma, si combatta il posteggiatore abusivo, anticamera del pizzo, magari dandogli in concessione la via dove opera in atto e consentendogli di avere un reddito con regolare fatturazione e pagamento delle tasse comunali.
Ben venga la zona pedonale ma si facciano smettere gli abusi, in città non vi sono figli e figliastri. I gestori di esercizi commerciali attraggano la clientela con prezzi accessibili ed accoglienza educata e pensino che l'acquisto si fa a piedi e non in auto e, sopratutto a dare il giusto ai dipendenti assumendoli con regolare contratto.
Tra una facezia e l'altra ognuno faccia bene ciò che deve fare a partire dagli operatori dell'lGM a finire nell 'ultima vite dell 'ultimo carro o carrozzone pubblico o privato senza esclusione per ogni cittadino, compreso chi scrive.
Recentemente, 20 giorni fa circa, in Via Sciita, ali 'altezza del civico 10, durante la notte un camion per la raccolta dei rifiuti urbani ha avuto un guasto all'impianto idraulico dei freni con uscita di liquido oleoso versatosi sul manto stradale rifatto poco tempo fa. Immediatamente gli addetti hanno provveduto a spargere sulla chiazza alcuni sacchi di tonachina. La melma è ancora li disponibile per la fruizione in bella mostra.
Nello stesso punto, qualche mese fa, operai SOGEAS, hanno eseguito una riparazione lasciando le buche e resìdui pietrosi. Alla faccia dell'efficienza.
Se qualcuno non conosce o ricorda come erano "i cantunazzi i Milocca""U suli i l'Ognina " "funtani janchi " " a Fanusa " "a Rinedda ", l'Asparanu ", o le località a Nord come Scala Greca, "ali 'acqua e palummi " " e ru frati " " e piliceddì " " o scogghiu a Carrabbineri " se lo faccia raccontare dai nonni o da coloro che hanno il culto della memoria.
A proposito dell 'Asparano, ho tralasciato questa località perché merita un discorso a parte. Non ho competenza tecnico- giuridica in materia e quindi il mio vuole essere solo un racconto descrittivo di quella zona come io la ricordo.
La località un tempo era raggiungibile esclusivamente da una trazzera a destra della provinciale per Fontane Bianche, poco prima dì giungere al bivio per Ognina.
Lungo tutta la trazzera esistevano solamente due antiche costruzioni rurali, forse a servìzio delle limitrofe zone coltivate. Si percorreva tutta la trazzera in auto fin quasi alla scogliera e poi attraverso un dissestato sentiero si raggiungeva il mare interamente libero allora da Ognina, casermetta della finanza, ali 'arenella.
Bellissimo mare, scogliera non molto pulita ma il luogo appartato e tranquillo consentiva una balneazione deliziosa, compresa una pesca in apnea abbastanza ricca.
Tutto era tranquillo nessuno mai aveva accennato a divieti per il transito nella trazzera. Ad un certo momento spuntarono dei tubi per l'irrigazione posti di traverso che non consentivano il passaggio in auto. Sostavamo come meglio si poteva ed a piedi raggiungevamo la nostra meta resa ancora più ambita dalla stanchezza.
I terreni circostanti da sempre abbandonati erano facile preda degli incendi estivi e la macchia mediterranea bruciata è rinata più di una volta. Ogni volta imprecavamo contro gli enti preposti ritenendo quella proprietà pubblica che come al solito veniva lasciata abbandonata senza alcuna possibilità di fruizione. Cosa poteva costare costruire una strada litoranea che per quanto possibile congiungesse la già esistente traversa Arene/la con l'asparano e Ognina?
Penso a cosa poteva essere una litoranea panoramica dal fiume Cassibìle alla Plaja e poi nuovamente dalla Via Arsenale a Marina di Melilli con le costruzioni a monte e accessi al mare liberi per tutti. È solamente un sogno che mal sì concilia con l'egoismo degli approfittatorì e la mancanza di onestà intellettuale. Ma torniamo con i piedi per terra. La fruizione da parte del
pubblico della zona Asparano non durò molto perché non si potè più passare, infatti, per tutto il tratto stavano costruendo villette a non finire. Eravamo stati letteralmente cacciati dai primi abusivi non con le parole ma con i fatti perché e 'era sempre qualcosa ad ostacolare il passaggio. A malincuore cambiammo posto e abitudini ma di volta in volta sorgevano come funghi case e cancelli o sbarre che chiudevano il passaggio a mare. Solo da poco ho saputo che il terreno all'asparano è proprietà privata e per curiosità, sentita la bagarre in corso, sono andato a rivedere quei posti. Oggi sono raggiungibili anche da Ognina percorrendo una stradella litoranea, peccato poteva essere una bella strada panoramica con accessi pubblici al mare. Bellissimo come sempre il mare ma schifosamente sporca la scogliera ed i terreni limitrofi. Nascerà un villaggio turistico, dicono, ben vengano gli imprenditori forestieri se potranno portare sviluppo turìstico e quindi lavoro forse anche regole nuove di cui questa città ha bisogno, regole applicate e non solo teorizzate o scritte solamente per completare un teorema.
Ma tutte quelle case accatastate costruite in tutto il tratto di strada, non sono a meno di metri 150 dalla battigia?
Quante nefandezze dietro frasi fatte come "fruizione del pubblico ", " interesse pubblico ", "al servizio del pubblico", meno male che l'interesse privato è previsto come reato nel C.P..- Ma da quale pubblico viene fruito l'Asparano?
Mi fermo qui e chiedo scusa a quanti sì sentiranno offesi da questo scritto che non voleva essere una reprimenda ma solamente una considerazione sui fatti.
Dove vogliamo andare "sarausani ". Serie D l'ospedale, serie quarta la squadra di calcio, caduta in bassa fortuna la strepitosa Ortigìa di palla a nuoto, macello chiuso, mercato ortofrutticolo allo sbando, vivibilità zero, disoccupazione a mille, i giovani "si fanu a truscia" per emigrare.
Sabbenarica a tutti.
 
 Siracusa. lì 26.08.2002
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