Questo è un ospedale. La stanza è la 313. Il bambino guarda la nonna, guarda il gatto sul letto e poi la madre: «Cosa ci fa lì sopra». La mamma risponde con un sorriso senza speranza: «È qui per aiutare la nonna ad arrivare in cielo».
Dicono che lui, il gatto, senta la morte. Oscar è bianco e grigio, occhi piccoli, strizzati, soffice come un peluche e un brutto carattere. È nato qui, due anni fa, nella clinica Steere House di Providence, Rhode Island, Stati Uniti. È un ospedale per anziani con malattie degenerative.
Ogni mattino, da quando aveva solo sei mesi, fa il suo giro di visite. Passa davanti alle stanze dei pazienti, si ferma, annusa, e va via. Quando resta vuol dire che non c’è più nulla da fare. In un anno e mezzo è capitato 25 volte. È l’angelo della provvidenza. Salta sul letto e aspetta, raggomitolato, fino alla fine.
Medici e infermieri ormai sanno che questo è il momento di avvertire i parenti. Oscar non sbaglia mai.
Un medico racconta che di solito tra l’arrivo di Oscar e la morte passano poche ore. «Non più di quattro».
Dicono che le prime a notare il mistero di Oscar siano state le infermiere. La notizia è arrivata fino al New England Journal of Medicine e dall’Università di Brown è stato inviato David Dosa, specialista in geriatria. «Sembra che Oscar faccia sul serio il suo lavoro. Non fa mai errori. Come un sensitivo sembra riesca a percepire quando un paziente è vicino a morire». Il caso sta appassionando gli scienziati. Dotti, medici e sapienti guardano il gatto e si interrogano. Qualcuno si è messo a studiare la giornata tipica di Oscar e c’è tutto il fascino della scienza che incontra l’indefinibile. La dottoressa Joan Teno racconta che una paziente non mangiava più, aveva problemi di respirazione e le sue gambe erano di un colore bluastro, sintomi di una morte imminente. Ma Oscar quella volta non era rimasto nella stanza. «Pensavo si fosse sbagliato, ma dopo dieci ore è apparso. È rimasto due ore accanto alla paziente e solo allora la donna è morta». Il New England Journal of Medicine non crede che Oscar sia un gatto magico. La scienza cerca, sempre, prima altrove. Il felino è sveglio, certo, e le ipotesi sono varie. Forse, come accade a volte anche agli infermieri, riesce a interpretare il respiro affannoso del moribondo. Forse è l’odore, qualcosa che il gatto riesce a percepire grazie al suo olfatto.
fonte: ilGiornale.it