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Terremoto ad Haiti...Tragedia immane.

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Terremoto ad Haiti...Tragedia immane.

Messaggiodi Evaluna il 14 gen 2010 16:13

Un terremoto devasta Haiti
Premier: «Più di centomila morti»
L'epicentro a 15 km dalla capitale Port-au-Prince. Molte vittime tra i Caschi blu. «Italiani in un hotel crollato»

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MILANO - Il terremoto che ha devastato Haiti potrebbe aver ucciso più di centomila persone. La tragica previsione è del premier Jean Max Bellerive, intervistato dalla Cnn: «È difficile fare una valutazione precisa del numero delle vittime - ha ammesso -, di quanti edifici e quante costruzioni siano crollati con le persone dentro. Credo che siamo al di sopra delle centomila vittime. Spero che non sia vero, spero che la gente abbia avuto il tempo di uscire in strada. Alcuni quartieri sono stati distrutti completamente, non si vede più una persona».




«PAESE DISTRUTTO» - Alle sue parole hanno fatto eco quelle del presidente René Preval, che ha detto: «È una catastrofe, il Paese è distrutto». Preval si è salvato insieme alla sua famiglia perché non si trovava nel palazzo presidenziale. Un senatore haitiano di opposizione, Youri Latortue (nipote dell'ex presidente Gerard Latortue), ha ipotizzato un bilancio ancora più drammatico: parlando con l'Associated Press ha detto che i morti potrebbero essere 500mila, pur ammettendo che al momento è impossibile fornire cifre reali. Lo ha affermato in base alla stima dei danni provocati dal terremoto.


TRE MILIONI COLPITI - Il sisma, di magnitudo 7, ha colpito martedì alle 16.53 (le 22.53 in Italia), con epicentro a una quindicina di chilometri dalla capitale Port-au-Prince. Contemporaneamente è stato diramato un allarme tsunami per tutto il quadrante caraibico, poi rientrato. Non c'è ancora un bilancio delle vittime e degli sfollati, ma secondo l'Onu e la Croce Rossa il sisma ha colpito in vario modo dai 3 ai 3,5 milioni di persone, oltre un terzo della popolazione totale del Paese. Di certo migliaia di persone sono sepolte sotto le macerie e i soccorritori stanno lottando contro il tempo per estrarne vive quante più possibile. Solo un ospedale è rimasto in piedi ma ha già esaurito la capacità di accoglienza; la Croce Rossa internazionale si sta attrezzando per allestire alcuni punti di pronto soccorso da campo. Il sottosegretario Onu agli affari umanitari John Holmes ha spiegato che Port-au-Prince e i suoi dintorni rappresentano l'aerea più colpita del Paese. danneggiata, in misura minore, anche la cittadina di Carrefour, a sud della capitale. «C'è un bisogno disperato di materiale e personale medico - ha spiegato Holmes -, nei prossimi giorni lanceremo un appello alla comunità internazionale ed elencheremo con maggiore precisione i bisogni della popolazione e quali sono le risorse necessarie». «Chiese, scuole, ospedali sono crollati, l'acqua scarseggia, migliaia di persone non hanno più una casa» ha aggiunto il portavoce del Palazzo di Vetro Martin Nesirsky.

LA CAPITALE ISOLATA - La parte bassa di Port-au-Prince è completamente distrutta, come ha riferito il ministro degli Esteri francese Kouchner precisando che il resto della capitale, che sorge in parte sulle colline, «è stata un po' risparmiata». La città è isolata, i telefoni non funzionano, tv e radio non trasmettono più, c'è solo qualche contato di fortuna via internet. L'ambasciatore di Haiti in Italia ha spiegato che si riesce a comunicare solo con Skype: «So che l'Italia sta organizzando piani per l'invio di militari e medici ad Haiti, ma le linee sono ancora interrotte e comunichiamo con Skype. Ho sentito il ministro Frattini ma io e l'ambasciatore presso la Santa Sede riusciremo a fornire maggiori dettagli in una conferenza stampa giovedì» ha detto Benoit Geri. L'aeroporto è operativo ma - spiega John Holmes - «nessuno lo sta controllando». «È come essere nella giungla - ha detto l'alto funzionario dell'Onu - e non è chiaro se i Caschi Blu della nostra missione ad Haiti saranno in grado di prendere, almeno provvisoriamente, il controllo dello scalo» per coordinare gli aiuti umanitari. L'aeroporto, ha aggiunto Holmes, è un tassello fondamentale: «Vogliamo che sia operativo per garantire la distribuzione di cibo e di materiale di prima necessità».

MORTO L'ARCIVESCOVO - Tra le vittime sicure c'è l'arcivescovo di Port-au-Prince, monsignor Serge Miot, mentre non si hanno notizie del vicario generale, monsignor Benoit. Il nunzio apostolico ad Haiti, Bernardito Auza, ha dichiarato all'agenzia Fides che la cattedrale, l'arcivescovado, tutte le grandi chiese e tutti i seminari sono ridotti a macerie; stessa sorte per i ministeri, il palazzo presidenziale, le scuole. «Centinaia di seminaristi e sacerdoti sono rimasti sotto le macerie» ha aggiunto Auza. Tra le vittime c'è anche Zilda Arns, fondatrice della Pastorale dei bambini della Chiesa cattolica brasiliana e missionaria famosa in Italia per aver ricevuto il premio dei diritti umani dell'Onu nel 2002.

CASCHI BLU DELL'ONU - Si contano molte vittime tra i Caschi blu della missione Minustah dell'Onu ad Haiti. Sarebbe morto anche il comandante della missione, il generale tunisino Hedi Annabi, ma l'Onu non ha confermato la notizia. L'edificio di sei piani, sede della missione, si è completamente sbriciolato. Tra i civili dell'Onu ci sono stati almeno 14 morti e 56 feriti: il bilancio, ancora provvisorio (i dispersi potrebbero arrivare a 150), è stato indicato da Alain Leroy e dalla sua vice Susanna Malcorra, responsabili per gli aiuti umanitari. Cristiana Iampieri, un avvocato che lavora nella sede Onu di Haiti, ha riferito che alcuni italiani abitavano in un hotel crollato: «Dicono che il palazzo Onu della Minustah e l'hotel Montana siano crollati. So che all'hotel Montana abitavano degli italiani, ma non so quanti siano e se al momento del terremoto erano in casa. Stiamo cercando di sapere qual è stata la sorte dei dispersi». Poco prima il segretario di Stato francese alla cooperazione, Alain Joyandet, aveva appreso che circa 200 persone sarebbero disperse tra le macerie dell'hotel Montana, dove abitualmente alloggiano gli europei che lavorano ad Haiti. «C'erano 300 persone dentro e solo cento ne sarebbero usciti» ha detto Joyandet. L'albergo si trova sulle colline che circondano la capitale haitiana, non lontano dal quartier generale delle Nazioni Unite ed è considerato tra gli alberghi più lussuosi di Port-au-Prince. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha annunciato che andrà ad Haiti «non appena possibile».

GLI ITALIANI NELL'ISOLA - Settanta dei 190 italiani tra coloro che vivono stabilmente nell'isola e quelli presenti per lavoro o turismo sono in salvo, mentre si cerca di mettersi in contatto con gli altri, dicono alla Farnesina, la cui Unità di crisi sta verificando anche la notizia della morte di un connazionale. «Non è detto che tutti e 190 si trovino fisicamente ad Haiti», ha chiarito il responsabile dell'Unità di crisi, Fabrizio Romano. Dodici tecnici di una ditta romana in un cantiere a nord di Haiti, alcuni religiosi e il console onorario Giovanni de Matteis sono stati contattati e sono incolumi. «Ci sono grosse difficoltà di comunicazione e di raccolta di informazioni», ha fatto sapere Ludovico Camussi, dell'unità di crisi della Farnesina (ASCOLTA l'intervista).

SCIACALLI IN AZIONE - Purtroppo c'è anche chi approfitta del dramma che sta vivendo Haiti: ci sono infatti notizie di assaltati e saccheggi nella capitale. Il sisma ha danneggiato anche gli edifici della polizia e questo rende più difficoltose le operazioni di coordinamento dell'attività di controllo e repressione delle azioni criminali. Inoltre è crollato il carcere più importante del Paese e molti detenuti sono scappati. Le condizioni di indigenza di gran parte della popolazione - Haiti è uno dei Paesi più poveri del mondo, il più povero in assoluto di tutto il continente americano - rischiano di rendere esplosiva la situazione.

AIUTI INTERNAZIONALI E SOLIDARIETÀ - Avvertendo immediatamente la gravità della situazione ad Haiti, subito sono stati attivati aiuti da parte di numerose nazioni, seguito da appelli alla solidarietà lanciati da organizzazioni umanitarie italiane e internazionali. Dagli Usa, il Pentagono ha inviato navi e personale di sicurezza: la portaerei Carl Vinson è attesa giovedì al largo delle coste di Haiti e altre navi della Marina americana sono in viaggio. Inoltre una squadra di 30 persone, che comprende ingegneri dell’esercito, è partita su aerei C-130 con personale dell’ambasciata, di Haiti, delle Nazioni Unite e i responsabili internazionali per valutare la situazione e facilitare il sostegno militare. Gli Stati Uniti prenderanno il controllo dello spazio aereo di Haiti e gestiranno l'aeroporto di Port-au-Prince, per i voli che faranno la spola da Miami portando aiuti e personale umanitario.

Fonte : http://www.corriere.it/esteri/10_gennai ... aabe.shtml


Terremoto Haiti, forse centomila morti
Italiani abitavano in un albergo crollato
La Farnesina: contattati 70 italiani su 190. Centinaia di persone sotto le macerie. DevastataPort-au-Prince, crollati ospedali, Parlamento, ministeri. Governo di fatto disperso. Falcidiata la missione Onu. Scuole piene di cadaveri



ROMA (13 gennaio) - Non è ancora certo il bilancio delle vittime del violento sisma di magnitudo 7 che ieri sera alle 17 locali (le 23 in Italia) ha devastato Haiti. Il premier haitiano Jean Max Bellerive ha detto che il terremoto potrebbe avere causato «oltre 100 mila morti». Il presidente di Haiti, Renè Preval parla di «scuole piene di cadaveri». In un'intervista alla Cnn Preval ha detto di avere udito stime, sul numero delle vittime. oscillanti fra 30 e 50 mila morti ma di non poter stabilire per il momento una cifra sicura. «È una catastrofe - ha aggiunto sua moglie, Elisabeth Preval - per le vie della città si inciampa in corpi senza vita». Secondo il il senatore haitiano di opposizione Youri LaTortue, nipote dell'ex presidente Gerard Latortue, le vittime potrebbero essere mezzo milione. Secondo L'Onu un terzo della popolazione (tra i 3 e i 3,5 milioni di persone) è stata colpita dal terremoto.

Il governo di Haiti di fatto è disperso, visto che gran parte dei ministeri e degli uffici pubblici nella capitale sono rimasti distrutti. Lo afferma l'ambasciatore della Repubblica Dominicana a Port-au-Prince, Ruben Siliè. «Ho parlato con il premier haitiano Jean Max Bellerive, il quale mi ha confermato questa situazione», precisando che sono tra l'altro rimasti distrutti gli edifici dove si trovano i ministeri degli affari esteri, interni e finanze, oltre alla sede del governo.

L'epicentro del sisma a 15 chilometri dalla capitale (foto del sismografo). Poi un lungo e incessante sciame sismico di magnitudo superiore a 4.5. La rottura della faglia che ha scatenato il terremoto è arrivata proprio sotto la capitale Port-au-Prince. Secondo il sismologo Warner Marzocchi, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), si è trattato di un terremoto «analogo a quello avvenuto nel 1995 nella città giapponese di Kobe, il disastro naturale più costoso dell'ultimo secolo in termini di vite umane». Allora i morti furono circa 6.000.

La Farnesina ha contattato 70 dei 190 italiani che vivono ufficialmente ad Haiti. Sono circa 70, sui 190 che ufficialmente risiedono ad Haiti, i connazionali che hanno preso contatto con le rappresentanze consolari. Il capo dell'Unità di Crisi, Fabrizio Romano, ha detto che la Farnesina sta verificando la presunta morte di un cittadino italiano. La Farnesina ha precisato che non è chiaro il numero esatto di connazionali presenti ad Haiti al momento del terremoto. «Le linee sono ancora interrotte e riusciamo a comunicare solo con Skype» ha detto l'ambasciatrice di Haiti in Italia, Benoit Geri.

Italiani abitavano nell'albergo crollato. Cristiana Iampieri, avvocato che lavora all'Onu di Haiti, è stata contattata dall'Ansa: «Dicono che il palazzo Onu della Minustah e l'hotel Montana siano crollati. So che all'hotel Montana abitavano degli italiani, ma non so quanti siano e se al momento del terremoto erano in casa. Stiamo cercando di sapere qual è stata la sorte dei dispersi». Secondo una lista provvisoria, resa nota da un sito di Port-Au-Prince, capitale di Haiti, tra gli edifici distrutti o gravemente danneggiati a causa del terremoto, c'è anche l'Hotelo Montana. Oggi il segretario di stato francese alla cooperazione, Alain Joyandet aveva appreso che circa 200 persone sarebbero disperse tra le macerie nell'hotel Montana. Joyandet aveva ancora appreso che «c'erano 300 persone dentro e che solo cento ne sarebbero usciti». L'albergo si trova sulle colline che circondano la capitale haitiana non lontano dal quartier generale delle Nazioni Unite ed è considerato tra i più lussuosi di Port-au-Prince. Cristina Iampieri ha riferito di essere nella sua casa con suo figlio «ad aspettare i soccorsi, ma per fortuna la mia abitazione non ha subito gravi danni».

Si scava tra le macerie. Crollato anche il palazzo presidenziale (foto), il Parlamento, carceri, e la sede dell'Onu dove le vittime accertate sono cinque e i dispersi cento. Morti anche diversi caschi blu, tra cui alcuni cinesi e brasiliani. Comunicazioni telefoniche interrotte. L'aeroporto della capitale è agibile, ma secondo fonti Onu nessuno ha il controllo su di esso. L'arcivescovo della capitale Port-au-Prince è stato ritrovato senza vita sotto le macerie dell'arcivescovado. A riferirlo l'agenzia missionaria Misna. Morta anche Zilda Arns, fondatrice della Pastorale dei bambini della Chiesa cattolica brasiliana. Morto il capo della missione Onu ad Haiti (Minustah) Hedi Annabi, mentre sono disperse tutte le persone che si trovavano con lui nell'edificio. Anche l'Unesco non ha più notizie dei 14 membri del suo personale. Nello notte sono arrivati anche gli sciacalli che hanno saccheggiato alcuni negozi.

Ospedali crollati, feriti mutilati. L'unico ospedale rimasto attivo non accetta più feriti perché‚ oramai intasato. Colpite anche le strutture di Medici Senza Frontiere. Gli ospedali della Repubblica Dominicana si stanno preparando a ricevere centinaia di feriti.

Notizie certe sugli italiani ad Haiti si hanno sulle due suore friulane Anna D'Angela e Olivia Pia Colussi che in un primo momento erano state date per disperse. La presidente dell'associazione «Pane Condiviso», Ivana Agosto informa che le due religiose hanno fatto sapere di star bene, con un messaggio via cellulare. Le due suore nell'isola caraibica da oltre 50 anni e gestiscono attività di sostegno a bambini e famiglie. Buone notizie anche per le suore della Figlia della Misericordia appartenenti alla congregazione fondata da Santa Maria Giuseppa Rossello di Savona: nessuna di loro si trovava nella missione che l'Ordine ha a Gonaives, tre chilometri a nord della capitale Port au Prince, la città più colpita dal sisma. Salvi anche due preti ambrosiani della Fidei Donum, don Giuseppe Noli e don Mauro Brescianini, in servizio pastorale ad Haiti rispettivamente dal 2003 e dal 2007. Nessun pericolo per gli italiani del gruppo Ghella. Ad annunciarlo Antonio Fazio, responsabile del personale del gruppo Ghella che opera anche in un cantiere a Nord di Haiti.

Missionari: feriti senza braccia né mani. «Nel nostro ospedale arriva moltissima gente disperata, feriti senza braccia e senza mani». È la testimonianza di padre Gianfranco Lovera, missionario camilliano che insieme ad altri due confratelli italiani - tutti in buone condizioni di salute - e a tre suore, gestisce una missione a Port-au-Prince. «La gente è disperata - aggiunge il missionario, che è il direttore dell'ospedale - a centinaia arrivano nel nostro ospedale dove stiamo curando i feriti come possiamo. La struttura è stata lesionata, la forza del terremoto ha divelto le mura; letti, armadi, perfino la poltrona del dentista sono stati scaraventati fuori dell'edificio dal sisma».

Padre Lovera racconta che in città «tutto è distrutto, raso al suolo, accartocciato». «Non si sa quanti siano i sopravvissuti - prosegue - è una ecatombe. Non c'è cibo, non c'è acqua ed è una vera e propria tragedia per un Paese come questo, che già normalmente versa in condizioni disastrose».

«Le autorità locali non parlano, capitale isolata».
Port-au-Prince (la mappa) resta isolata dal resto di Haiti, ore dopo lo sciame sismico. La cittadinanza riesce ad avere notizie solo tramite internet e la tv francese mentre le autorità locali sembrano assenti: lo ha detto all'Ansa Diane Nsengiyumva, un'agronoma di origine burundese dipendente dell'azienda italiana Pascucci Caffè che con il marito Andrea Fabiani vive sull'isola. Diane lavora nell'ambito di un progetto equo-solidale per la coltivazione del caffè, a alcuni chilometri a nord della capitale Port-au-Prince. «Ora ci siamo spostati nel sud. Nessuno riesce a contattare la capitale». «I telefoni sono muti - prosegue - le poche informazioni le abbiamo grazie ad internet o alla tv francese. Le autorità non hanno diffuso nessun comunicato, eppure sono loro che ci dovrebbero aiutare. Sono completamente assenti».

La capitale è isolata, spiega ancora Diane, anche perché sono crollati molti ponti che mettono in comunicazione le campagne con il centro della città. Diane ora si è spostata a qualche chilometro a sud della capitale, dove si trova con il marito: «Sono ore di attesa e paura. Aspettiamo di sapere cosa fare. I francesi hanno detto che manderanno aiuti. Spero lo facciano anche gli italiani, subito».

Operatore Ong italiana: un disastro. «È un disastro, non sapete. È un disastro»: sono le poche parole che Nicolas Derenne, cooperante a Haiti per la ong italiana Mlal Progettomondo, è riuscito a dire stanotte al telefono al responsabile di area che lo chiamava dal Nicaragua, prima che cadesse la linea. Il volontario, belga di nascita ma per anni residente a Venezia, si trovava molto vicino all'area del sisma, ma è salvo ed è da alcune ore al sicuro presso l'Ambasciata di Francia.

Sono due i volontari attualmente a Haiti con l'altro organismo Focsiv impegnato nel Paese, Mlfm, che si trova a circa 100 chilometri dalla capitale, una zona dove fortunatamente non sono stati registrati danni. Si tratta di un ingegnere, Andrea Fagiani - che segue un progetto di riabilitazione di un acquedotto con l'obiettivo di distribuire acqua potabile a circa 45 mila abitanti della Municipalità di Torbeck - e della moglie Diane.

«La capitale è morta» scrive il sito locale Haiti Press Network. «In migliaia abbiamo dormito all'aperto stanotte. Dormito? Si fa per dire. Con la luce del giorno abbiamo scoperto una distruzione indescrivibile» si legge su uno dei primi comunicati della stampa haitiana pubblicato sul sito . «Le vittime sono numerose. I principali edifici della capitale sono crollati - continua il resoconto -. La cattedrale di Port-au-Prince, il palazzo presidenziale, gli uffici pubblici sono in ginocchio. Sono stati distrutti anche molti edifici scolastici, e centinaia di studenti e docenti sono intrappolati sotto le macerie». «La città è morta, una parte di Haiti è stata distrutta. Ad accrescere l'angoscia il fatto che da ieri le comunicazioni non vanno più».

Il presidente Barack Obama chiede che gli aiuti siano uno sforzo internazionale. Il Pentagono è pronto a mandare navi, aerei e squadre di pronto intervento. Inviata anche la portaerei nucleare Carl Vinson.

Falcidiata la missione Onu. L'Onu ha visto la sua missione di pace, la Minustah, decimata dalle scosse, una situazione che rallenterà l'organizzazione degli aiuti internazionali. Morto il responsabile, il tunisino Hedi Annabi, il comando è stato affidato al generale cileno Ricardo Toro. I morti accertati tra i funzionari civili dell'Onu ad Haiti, erano cinque all'inizio della giornata. Il Brasile ha comunicato che undici suoi militari erano sicuramente deceduti, insieme a tre caschi blu giordani e otto cinesi. Elevato il numero di dispersi, forse 200 come ha detto da Ginevra la portavoce del'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha), Elisabeth Byrs. La Minustah stessa ipotizza un massimo di 110 vittime. Il portavoce, Vincenzo Pugliese, in un testo inviato a New York, scrive che «si stima che tra 50 e 100 persone si trovassero nella palazzina di sei piani», che ospita la Minustah, l'ex hotel Christopher, «quando è crollata. Devono tuttora essere trovati». Pugliese, che è italiano, aggiunge che «altri uffici sono stati danneggiati e mancano all'appello 10 persone» che lavorano per le agenzie dell'Onu presenti nel paese.


Fonte : http://www.ilmessaggero.it/articolo.php ... E_NELMONDO


Una tragedia assurda che si inserisce in un pre-esistente quadro di miseria e disperazione...

Ad Haiti...per le strade si prega e si canta...vivi fra i morti, feriti fra i sani, privilegiati e poverissimi...siamo tutti Haitiani !!!



Per fare concretamente qualcosa :


Un sms anche per la Croce Rossa
Per donare 2 euro alla Croce Rossa Italiana "Pro Emergenza Haiti" basta inviare un sms da numero 'Wind' e '3' al 48540. Il numero sara' attivo fino al 27 gennaio. I fondi saranno utilizzati per sostenere l'impegno umanitario della Croce Rossa Italiana sul territorio di Haiti, colpito dal terremoto.

Milano, comune e curia aprono un conto corrente
L'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, e il sindaco di Milano Letizia Moratti, hanno unito le loro voci davanti alla tragedia del terremoto di Haiti per un appello comune per portare un aiuto a una delle popolazioni più povere del Pianeta ora colpite dal cataclisma. Sia il Comune sia la Curia hanno già versato 100mila euro, ciascuno: la diocesi nel conto corrente della Caritas Ambrosiana (IT16P0351201602000000000578), Palazzo Marino nel conto speciale Milano per Haiti, acceso presso Banca Intesa (IT94L0306901783100000000069).

Le Misericordie d'Italia hanno aperto una sottoscrizione
Sono pronti a partire per Haiti i Confratelli delle Misericordie d'Italia, la cui Confederazione nazionale ha aperto una sottoscrizione in favore delle popolazioni colpite. Le Misericordie Italiane hanno anche aperto una sottoscrizione in favore delle popolazioni colpite sul c/c 000005000036, MONTE DEI PASCHI DI SIENA SPA, Firenze Agenzia 6, IBAN: IT 03 Y 01030 02806 000005000036; oppure sul CONTO CORRENTE POSTALE N 000021468509, Firenze Agenzia 29, IBAN: IT 67 Q 07601 02800 000021468509, entrambi intestati a "Confederazione Nazionale" con causale "PRO HAITI".

Aiuti anche all'ong Agire, già attiva ad Haiti
Le organizzazioni non governative italiane riunite sotto la sigla Agire hanno deciso di lanciare una raccolta fondi per finanziare i soccorsi alle popolazioni di Haiti. Le ong di Agire sono già al lavoro ad Haiti. I fondi raccolti saranno destinati ai bisogni più urgenti: cibo, acqua potabile, medicinali, ripari temporanei. Si può donare con un sms al 48541 o con carta di credito al numero verde 800.132870; versamento sul conto corrente postale n. 85593614, intestato ad AGIRE onlus, via Nizza 154, 00198 Roma, causale Emergenza Haiti; bonifico bancario sul conto BPM - IBAN IT47 U 05584 03208 000000005856. Causale: Emergenza Haiti. Donazioni on line dal sito internet wwww.agire.it

Torino, Sermig raccoglie generi di prima necessità
Il Sermig di Torino raccoglie generi di prima necessità per portare un primo aiuto alla popolazione di Haiti. "Stiamo allestendo un container - precisa il Servizio Missionario Giovani che fa capo ad Ernesto Olivero - che partirà per Port-au-Prince nei prossimi giorni. In particolare raccogliamo prodotti alimentari a lunga conservazione, prodotti igienici e disinfettanti". Per aiuti in denaro è stato predisposto dal Sermig un conto corrente postale (numero 29509106) intestato a Sermig, piazza Borgo Dora 61, 10152 Torino. La causale è "Terremoto Haiti".

Medici senza Frontiere lancia raccolta fondi straordinaria
Medici Senza Frontiere (MSF) lancia una raccolta fondi straordinaria per potere continuare a soccorrere le vittime del devastante terremoto che ha colpito Haiti. Per contribuire all'azione di soccorso di Msf a Haiti si può donare attraverso la carta di credito telefonando al numero verde 800.99.66.55 oppure allo 06.44.86.92.25; bonifico bancario IBAN IT58D0501803200000000115000; conto corrente postale 87486007 intestato a Medici Senza Frontiere onlus causale Terremoto Haiti; sul sito http://www.medicisenzafrontiere.it


Fonte : http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/arti ... ize=medium
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Re: Terremoto ad Haiti...Tragedia immane.

Messaggiodi Bodyguard il 14 gen 2010 18:29

Un'ecatombe.Facciamo ciò che va fatto e quel che,nel nostro piccolo,possiamo fare.

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Re: Terremoto ad Haiti...Tragedia immane.

Messaggiodi dany 01 il 20 gen 2010 18:14

Haiti, nuova forte scossa di terremoto
Estratti vivi tre bambini e una ragazza


PORT-AU-PRINCE - Ad Haiti torna la paura: mercoledì una nuova forte scossa di terremoto è stata avvertita a Port-au-Prince alle 6.03 (le 12.03 in Italia). Di magnitudo 6,1 Richter, ha avuto l'epicentro a circa 22 km di profondità vicino a Petit Goave, una delle aree già devastate dal sisma del 12 gennaio, a 60 chilometri dalla capitale. Non ci sono notizie di vittime, ma tra la popolazione si è diffuso il panico e tante persone sono corse in strada gridando. Testimoni riferiscono che ci sono stati diversi crolli di palazzi già danneggiati. Tantissimi gli sfollati: secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, 370mila persone sono ospitate nei 300 accampamenti improvvisati a Port-au-Prince. «Vivono in rifugi di fortuna, senza accesso a scorte di acqua - spiega il capo della missione Oim Vincent Houver -. Interi quartieri si sono svuotati. In città rimangono i più poveri tra i poveri, ma molta gente ha lasciato Port-au-Prince, la gran parte diretti in altre città dove si trovano familiari o amici». L’ultimo bilancio, diffuso dalla Protezione civile haitiana, parla di 75mila morti, 250mila feriti e un milione di senzatetto.
SEI SOPRAVVISSUTI - Intanto si continua a scavare e, a sette giorni dal terremoto, le macerie regalano quelli che ormai si possono definire dei miracoli. Sei le persone estratte vive nelle ultime 24 ore: ultimi in ordine di tempo tre bambini (di cui una neonata) e una ragazza di 26 anni. In precedenza un uomo era stato tirato fuori da sotto il Caribbean Market e una donna anziana dalle macerie della cattedrale di Port-au-Prince. Secondo l'Onu sono 121 le persone finora salvate dalle squadre internazionali di soccorso.
NATA DA POCHI GIORNI - La neonata, di 15 o 23 giorni secondo diverse fonti, è sopravvissuta senza cibo e acqua: i soccorritori l'hanno trovata nel letto di casa, a Jacmel, dove si trovava quando la terra ha tremato otto giorni fa. Elisabeth ha dunque trascorso buona parte della sua attuale vita sotto le macerie. Incredula la mamma, una ragazza di 22 anni, anche lei scampata alla devastazione: dopo una settimana di ricerche aveva perso le speranze di rivedere viva la piccola. Anche per i soccorritori le speranze erano nulle, tanto che avevano già deciso di demolire l'edificio. È stato proprio allora che hanno trovato Elisabeth, come riferisce il Wall Street Journal online. La bimba, trovata da tre squadre di soccorritori francesi in una cavità dopo cinque ore di lavoro, era in buone condizioni, senza ferite né ecchimosi.
SENZA CIBO NÉ ACQUA - Gli due bambini, un maschio e una femmina di 8 e 10 anni, erano intrappolati sotto una palazzina di due piani. Li ha salvati un team dei vigili del fuoco e della polizia di New York, portandoli poi all'ospedale da campo israeliano nella tarda serata di martedì (l'alba di mercoledì in Italia). La ragazza, haitiana, era invece sepolta tra le rovine di un supermercato nel centro della capitale, l'Olympic Market. Tra i suoi salvatori uno è di origine italiane, Cristiano Mascaro. «Ho parlato con lei per tutto il tempo - racconta -, mi ha detto che non aveva toccato cibo né acqua per sette giorni. Mi ha colpito per la tranquillità con cui parlava». Mascaro, nato in Francia da genitori italiani, è ad Haiti con l'organizzazione francese Soccorritori senza frontiere.
SOTTO LA CATTEDRALE - Dalle macerie della cattedrale è stata portata in salvo una donna di 70 anni e i soccorritori cercano ancora, sperando di trovare altre due persone. «Grazie Dio, Grazie Dio» ha mormorato Anna Zizi, questo il nome dell'anziana secondo la Cnn, cosciente e con qualche forza in corpo. La tv di Atlanta ha intervistato un uomo, Maxime Janvier, residente negli Usa, che ha detto di essere suo figlio: «Era andata in chiesa quando c'è stato il terremoto - ha spiegato -. Abbiamo pregato tutti per sette giorni per vederla ancora viva». Anna, salvata da una squadra messicana, è stata portata d'urgenza in ospedale. Non si conoscono le sue condizioni, ma il suo ritrovamento (definito il "miracolo della cattedrale") - come quelli successivi dei tre bambini e della ragazza - conferma quanto auspicato dall'Onu secondo cui c'è ancora speranza e sotto i palazzi in frantumi ci sono dei superstiti. Di diverso avviso il Pentagono: ha fatto sapere che le ricerche di persone vive presto saranno concluse. «Passeremo presto dalla fase di ricerca dei superstiti a quella del recupero dei morti» ha detto il generale Daniel Allyn.
INTERROTTE RICERCHE - E in effetti le ricerche sono state già interrotte al Caribbean Market, quello dove stava lavorando l'italiano Antonio Sperduto al momento del sisma. «Bisogna accettare il fatto che le potenzialità di sopravvivenza sono molto basse - ha detto il capitano Joe Zahralban del South Florida Urban Search and Rescue team, una delle squadre impegnate al supermercato -. Si arriva a un punto in cui proseguire significa mettere solo a rischio la vita dei soccorritori. Non crediamo ci siano altri sopravvissuti». Nel supermercato, uno tra i più grandi della capitale, al momento del sisma c'erano tra le 70 e le 100 persone, compreso appunto Sperduto.
ITALIANI, DUE DA CONTATTARE - Gli italiani che mancano all'appello, spiega la Farnesina, sono due ma entrambe le segnalazioni «risultano così indeterminate da far ritenere che riguardino individui non effettivamente presenti ad Haiti». Dunque i morti accertati sono al momento due (il funzionario Onu Guido Galli e Gigliola Martino), a cui però vanno aggiunte altre due persone «per le quali esistono più che fondate ragioni di serissima preoccupazione»: Antonio Sperduto e la funzionaria dell'Onu Cecilia Corneo. Il ministero degli Esteri assicura che l'attività di ricerca e di assistenza dei nostri connazionali prosegue grazie alla "squadra Italia", formata da uomini dell'Unità di crisi della Farnesina, del Consolato onorario ad Haiti, dell'ambasciata a Santo Domingo, della Protezione civile e di altre amministrazioni che hanno inviato personale di soccorso. La squadra opera anche per favorire i rimpatri verso le destinazioni richieste dai nostri connazionali. La Farnesina non esclude che nei prossimi giorni possano arrivare ulteriori segnalazioni o che si possano verificare ritrovamenti di persone non segnalate.
LA DENUNCIA DI MSF - Drammatica la situazione dei feriti: negli ospedali allestiti a Port-au-Price si lavora senza sosta. E da Medici senza frontiere arriva una denuncia: a un cargo dell'organizzazione, con a bordo kit salvavita, è stato negato per tre volte l'atterraggio nell'aeroporto della capitale. I feriti - denuncia Msf - «hanno un disperato bisogno di cure mediche d'emergenza, stanno morendo a causa dei ritardi nell'arrivo delle forniture». Sul cargo, che tenta di atterrare da domenica notte, ci sono 12 tonnellate di equipaggiamenti medici, tra cui farmaci, kit chirurgici e due apparecchi per la dialisi: la seconda tranche del precedente cargo di 40 tonnellate cui era stato impedito di atterrare domenica mattina. Dal 14 gennaio cinque voli umanitari di Msf sono stati dirottati dall'aeroporto di Port-au-Prince verso la Repubblica Dominicana. «Mandando un aereo a Santo Domingo non si risolve il problema, perché il trasporto da lì a Port-au-Prince è estremamente difficoltoso. Le strade sono intasate e non c’è la garanzia che i camion arrivino - spiega a CNRmedia Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia -. Siamo a livelli minimi di rifornimenti sui materiali medici e i farmaci, manca la morfina, siamo costretti ad andare al mercato a comprare una sega per fare le amputazioni nel nostro ospedale di Choscal, nelle bidonville della capitale. È una situazione insostenibile, corriamo contro il tempo perché le infezioni avanzano e noi dobbiamo operare assolutamente».
UCCISA RAGAZZINA - Nella disperazione generale si registra un'ennesima tragedia: una ragazzina di 15 anni, Fabienne Cherisma, è rimasta uccisa da un colpo di arma da fuoco sparato dalla polizia intervenuta per disperdere un gruppo di persone che stavano saccheggiando delle proprietà abbandonate. La giovane si trovava nella zona per caso e sarebbe stata colpita accidentalmente. Il padre ha detto che gli agenti hanno fatto fuoco intenzionalmente, ma secondo testimoni la polizia avrebbe sparato colpi di avvertimento in aria e il proiettile avrebbe raggiunto Fabienne dopo essere stato deviato da un ostacolo.
«STOP AIUTI DAL CIELO» - Sul fronte degli aiuti la situazione resta di caos totale, dopo che gli Usa hanno iniziato la lanciare pacchi dagli aerei. Tanto che l'ambasciatore di Haiti negli Stati Uniti, Raymond Joseph, ha chiesto di porre fine alle consegne dal cielo: «Non ci piacciono - ha spiegato nel corso di una veglia per le vittime del terremoto -. Quando si consegnano gli aiuti in quel modo solo i più forti vi hanno accesso. Dovrebbero esserci delle zone di transito dove gli elicotteri si possano posare». Il presidente haitiano Renè Preval, parlando all'emittente francese Radio France International, ha riconosciuto che i soccorsi internazionali sono stati tempestivi ma che resta un grave problema di coordinamento. Preval si è comunque detto riconoscente per la rapidità con cui sono giunti gli aiuti aggiungendo di non avere alcun problema ideologico nel riceverli dai differenti Paesi, in particolare dagli Usa.
BERTOLASO AD HAITI - Da Roma è partito, per decisione del premier Berlusconi, Guido Bertolaso. Il capo della Protezione civile ha spiegato che l'Italia non vuole assumere un ruolo di leadership ma intende portare ad Haiti il suo contributo, forte dell’esperienza in Abruzzo. Il coordinamento degli aiuti, spiega, spetta alle Nazioni Unite e ai Paesi più vicini, anche geograficamente, ad Haiti, mentre l’Italia «si ritaglierà un settore di intervento tra i più efficaci e più utili», con l’organizzazione di tendopoli, che possano servire da punto di raccolta e di accoglienza per il mezzo milione di sfollati, che lì potranno trovare cibo e acqua. Inoltre, ha aggiunto, «quando arriverà la portaerei Cavour (partita da La Spezia martedì alle 21, ndr) il Genio potrà dare una mano nella rimozione delle macerie e nella riapertura delle strade».
900 RISERVISTI - Dal canto suo, Washington ha mobilitato 900 riservisti della guardia costiera. Potranno restare in servizio per sei mesi e saranno inviati ad Haiti «per contribuire agli sforzi umanitari», ha spiegato il ministro per la sicurezza nazionale Janet Napolitano. La Casa Bianca aveva autorizzato domenica il richiamo di reparti riservisti della guardia costiera e dei reparti medici per aiutare le forze armate a tener testa alla emergenza umanitaria. Ad Haiti sono già presenti oltre 500 membri della guardia costiera, tra i primi a raggiungere il Paese dopo il terremoto.
SALPA LA CAVOUR - È salpata in serata dal porto di La Spezia la portaerei «Cavour» diretta ad Haiti nell'ambito di una missione Ue affidata alla Gendarmeria europea. La «Cavour» giungerà nell'area di operazioni dopo una sosta tecnico-operativa in Brasile dove imbarcherà personale medico militare brasiliano. Una decisione, quella di inviare la «Cavour», criticata dalla Tavola per la Pace: «A cosa servirà una nave da guerra? Quanto costerà inviarla laggiù? Non era meglio inviare mille soldati per presidiare le strade?».

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