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Storia del Polo Petrolchimico e Danni dell'industria

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Storia del Polo Petrolchimico e Danni dell'industria

Messaggiodi Aretusea il 08 mar 2007 18:36

Tumori/ In Sicilia allarme per il petrolchimico di Gela

Casi di tumore superiori alla media, bimbi malformati e cittadini accusati di subire tutto questo, in silenzio, senza ribellarsi. Questi i drammi che colpiscono da anni le popolazioni di Gela, Augusta, Priolo, Melilli, quadrilatero industriale della Sicilia, salito agli onori della cronaca per una protesta, svoltasi a Gela, con i leaders del movimento autonomista regionale. Ma i danni, nel territorio colonizzato dai “giganti” della petrolchimica, si contano già dai primi anni 80. Storia, annosa, dunque, che agli inizi della colonizzazione industriale, vede la nascita di comitati spontanei pronti a smentire le accuse ed a ribellarsi, presentando esposti alla Magistratura.

Nel 2002 la Procura sequestrò un impianto Agip di Gela perché produceva un rifiuto del petrolio, il pet -coke, senza autorizzazioni. L’impianto venne riaperto, dopo sfilate per il suo dissequestro, imposizione di limiti rigorosi alla produzione di pet-coke e nuove regole fissate dal decreto Ronchi, che annoverò questa sostanza tra i combustibili e non tra i rifiuti. Nel 2005 i cittadini di Priolo, Melilli e Augusta presentarono un esposto alla Procure della Repubblica di Catania e Siracusa per verificare la legittimità di nuovi insediamenti industriali, tra cui un termovalorizzatore ad Augusta, il cui provvedimento viene sospeso dal Ministero agli inizi di quest’anno, ma ancora resta in piedi la vertenza della riconversione degli impianti per consentire di dare lavoro agli addetti ( 120). Lavoratori, così, doppiamente vittime, della paura di morire e di perdere il lavoro. Un altro dramma che si aggiunge agli effetti dell’inquinamento, che tra Gela ed i centri del comprensorio siracusano ha prodotto risultati inquietanti, confermati anche dall’OMS.
“I dati del Centro nascite di Augusta- si legge nell’esposto- dimostrano un aumento progressivo del numero di nati con difetti congeniti; si passa dall’1,5% del 1980… fino ad un picco del 5,6% nell’anno 2000”. I dati sulle malformazioni congenite nei nuovi nati restano allarmanti anche a Gela, confermati anche da uno studio condotto dalla Sezione di epidemiologia dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche, sede di Pisa: dal 1991 al 2002 nell'area sono stati accertati 520 casi di malformazioni su 13.060 nuovi nati. Nell’area del Comune di Gela si registrano anche casi di tumore allo stomaco, tumore al colon retto e al fegato, con una mortalità che risulta per tutti i tumori, superiore alla media regionale. Ad Augusta la mortalità tumorale sale persino al 30%, mentre l’esposizione al cancro è del 60%, contro il 25% dell’Italia. Un dato è certo: a Gela non ci saranno ulteriori colonizzazioni industriali e nemmeno chiusure indiscriminate che potrebbero avere ripercussioni occupazionali, ma solo interventi decisi e concreti per garantire la sicurezza ambientale e la salute dei cittadini.

Lo sostiene il sindaco della città, Rosario Crocetta. “La vertenza della nostra zona- afferma Crocetta- dura da 40 anni e da tre anni abbiamo ottenuto un programma di investimenti orientati alla sicurezza ambientale: 150 milioni di euro. Di concerto con 5 Ministeri ( Salute, Ambiente, Lavoro, Economia,Infrastrutture) abbiamo anche aperto, dopo 40 anni, una vertenza nazionale per intervenire nella sicurezza degli impianti, per evitare fughe di sostanze, per incentivare l’utilizzo di acqua potabile, per usare più metano e meno petrolio. Ci vuole concretezza e non manifestazioni dal sapore propagandistico, come quella organizzata nei giorni scorsi dai politici palermitani e catanesi. E’ incomprensibile, è come se noi di Gela andassimo a fare la protesta per il termovalorizzatore che sarà attivato Catania e che, tra l’altro, inquina molto di più”.

Rosalba Mancuso
fonte: http://canali.libero.it/affaritaliani/cronache/tumori0503.html?pg=2
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Messaggiodi acid il 08 mar 2007 19:58

Recentemente l’Enichem ha pagato undici milioni di euro a un gruppo di famiglie di Priolo che hanno avuto figli nati malformati o donne che hanno dovuto fare ricorso all’aborto dopo l’accertamento delle malformazioni al feto.

Sono circa un centinaio i genitori ai quali sono stati erogati risarcimenti che oscillano da un minimo di 15/20 mila euro per le malformazioni più lievi fino a un massimo di oltre un milione di euro per i casi più gravi. Malformazioni accertate nei primi anni Novanta e non oggetto di processi. Insomma, una sorta di bonus preventivo da parte dell’Eni che - pur attribuendosi di fatto le colpe - nega ufficialmente qualsiasi nesso di casualità tra l’inquinamento prodotto dal suo impianto di clorosoda e le malattie riscontrate ai neonati.

In realtà, come ha scritto il quotidiano Il Manifesto, questa “generosità” riparatrice dell’Enichem sarebbe strettamente legata a una delle inchieste in corso sull’inquinamento condotta dalla Procura della repubblica di Siracusa. Inchiesta che nel 2003 portò all’arresto di una quindicina di dirigenti dell’Eni, accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti pericolosi contenenti mercurio.
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Messaggiodi archimede il 09 mar 2007 12:03

Se ti interessa l'argomento Aretusea, puoi dare un'occhiata al topic Malformazioni: l’Eni sborsa 11milioni, aperto circa un anno fa, che parla appunto del problema delle malformazioni, delle ricerche effettuate, e del rimborso Eni alle famiglie colpite da questi problemi.
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Re: danni dell'industria

Messaggiodi acid il 14 ott 2008 01:38

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Re: danni dell'industria

Messaggiodi acid il 27 ott 2008 01:34

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Storia del Polo Petrolchimico di Priolo - Augusta - Melilli

Messaggiodi acid il 22 nov 2008 09:50

Tratto da: "Il paesaggio plurale"
di Filippo Gravagno e Salvatore Messina.
Ricerca condotta dal Laboratorio Peat dell’Università di Catania sui paesaggi del rischio indotto dalla presenza del polo industriale di Priolo-Gargallo nella Provincia di Siracusa.


Il processo di industrializzazione a Priolo ha inizio nell’immediato secondo dopoguerra, allorché nel 1948 il giovane Angelo Moratti, trasferisce ad Augusta gli impianti di una raffineria dismessa a Longview nel Texas dando vita alla Rasiom (Raffineria siciliana oli minerali) che successivamente diventerà Esso.
La scelta del territorio di Priolo è determinata da numerosi fattori: dal fatto di trovarsi sulla rotta che collega il Canale di Suez a Gibilterra dove si registrava il maggior traffico di greggio proveniente dal Medio Oriente e dalla Russia; dalle favorevoli condizioni orografiche del sito; dalla notevole disponibilità idrica; dalla presenza di una rada naturale; dalla possibilità di impiego dei serbatoi e del pontile della Marina militare costruiti durante la seconda Guerra Mondiale. Soprattutto dal fatto che la Provincia di Siracusa è l’emblema di un meridione ancora rurale e arretrato, facile all’incantamento delle promesse della modernizzazione e con una grande disponibilità di manodopera locale a basso costo.
Sfruttando alcune agevolazioni e gli incentivi economici erogati dalla Cassa per il Mezzogiorno in pochi anni si vanno progressivamente a insediare nell’area numerosi altri impianti: la Liquichimica, oggi Sasol, la Co.Ge.Ma.; l’Eternit, la Sicilfusti; l’Edison che investe nell’area quanto ricavato dalla cessione delle industrie elettriche allo Stato realizzando la S.IN.CAT (Società industriale catanese) successivamente denominata Enichem per la produzione di fertilizzanti; la Celene per la produzione di polimeri; la Montecatini che produce prodotti chimici e petrolchimici.
A questi impianti verranno presto aggiunte la centrale Enel Tifeo e negli anni settanta l’Icam per la produzione di etilene, la centrale termoelettrica Enel di Melilli, la Erg energy e la raffineria Isab che cancella con la sua localizzazione il tessuto urbano di Marina di Melilli ormai incompatibile con gli impianti allocati nell’area.
Negli anni settanta Priolo vive il miraggio delle migliaia di posti di lavoro promesse dall’industria, ma cambia il suo volto e nel suo territorio cominciano ad affacciarsi anche alcuni problemi inediti.
A Priolo, ad Augusta e a Melilli si riversano centinaia di famiglie da tutta la Sicilia alla ricerca di un posto di lavoro, di una occupazione fissa in grado di sottrarle alla precarietà del lavoro agricolo, alla durezza di quello di mare e alla dilagante disoccupazione dell’entroterra siciliano.
L’ecosistema tuttavia comincia presto a mostrare i primi sintomi di malessere: insieme ai fumi delle ciminiere diventano visibili i primi effetti dei gas inquinanti, dei reflui delle lavorazioni chimiche e degli scarichi industriali nelle acque del mare. Soprattutto cominciano a venir meno gran parte delle relazioni che prima garantivano l’equilibrio del territorio: i saperi del mondo contadino scompaiono e con essi le cure per il suolo agricolo e i vecchi legami di solidarietà e mutualità fra la gente. La vita della comunità subisce delle trasformazioni radicali. Il lavoro in fabbrica diventa il principale elemento regolatore e ordinatore della vita dell’intera comunità.
Crescono la ricchezza pro-capite e i consumi, nascono nuove attività commerciali, ma la comunità comincia a soffrire le prime situazioni di disagio a causa della sua rapida crescita demografica e della mancanza di adeguati servizi. Soprattutto cresce senza tener conto di ciò che la circonda, del nuovo paesaggio che ormai ha preso il posto dei vecchi agrumeti, uliveti e mandorleti.
È quasi la mezzanotte del 19.5.1985 quando un guasto provoca l’esplosione di un serbatoio di Etilene nello stabilimento dell’impianto dell’Icam. Il paese deve improvvisamente essere evacuato. Nel panico migliaia di persone si riversano in strada rimanendovi intasate con le proprie auto. Nessuno sa cosa fare, dove andare. La gente tenta di scappare ma non ci riesce. Fortunatamente è solo etilene e non ammoniaca come anni prima a Seveso, anche se di ammoniaca negli stabilimenti di Priolo ce ne era a sufficienza da provocare danni assai gravi.
Questo non è un incidente del tutto inaspettato: già da tempo specialisti di vari settori, avevano cominciato a segnalare i possibili effetti di alcune fonti di pericolo presenti nell’area.
Alcuni medici, che operavano nel territorio di Priolo, si erano già accorti di come le patologie legate alla presenza di sostanze nocive (malformazioni perinatali e carcinoma, solo per citare i più frequenti) fossero aumentate vertiginosamente. Così, avevano cominciato da un lato a catalogare e a monitorare tutte quelle patologie che possono colpire i lavoratori e gli abitanti, e dall’altro tentato di far prendere conoscenza dei reali pericoli a cui sono esposti. Avevano cioè tentato di far nascere una cultura del rischio nella comunità locale attraverso l’informazione.
Anche biologi e geologi avevano tuttavia cominciato a denunciare alcuni fatti meritevoli di attenzione.
I biologi analizzando la qualità dell’aria e dell’ambiente marino, avevano trovato forti correlazioni tra gli odori sgradevoli, l’irritazione delle mucose e degli occhi, la modificazione genetica di alcuni organismi marini e la massiccia presenza di metalli pesanti nell’aria e nel mare.
I geologi e i geofisici avevano messo in guardia dai pericoli di inquinamento della falda e del sottosuolo derivanti dalla presenza delle numerose discariche abusive e delle cave. Soprattutto avevano segnalato l’elevata pericolosità sismica dell’area che può facilmente e fatalmente tramutarsi in occasione di innesco per una catena di incidenti negli impianti industriali dagli effetti imprevedibili e assai catastrofici poiché difficilmente controllabili.
Questi studi, che hanno avuto una certa diffusione all’interno della comunità locale, costituiscono ancor oggi le principali fonti di informazione sulle reali condizioni di rischio dell’area di Priolo. È su di essi che ancora oggi è fondata gran parte dell’informazione diffusa ovvero il sapere comune della popolazione che vive nell’area.


Per approfondire: LINK
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Re: Storia del Polo Petrolchimico e Danni dell'industria

Messaggiodi acid il 10 dic 2008 16:30

Studio sulla presenza di metalli pesanti in un gruppo di donne in età fertile residenti nel triangolo industriale Augusta-Priolo-Melilli.

Lettera aperta
Al Signor Ministro dell’Ambiente
e p. c.
Al Presidente della Regione Sicilia
All’Assessore Regionale all’Ambiente
All’Assessore Regionale all’Industria

Onorevole Sig. Ministro, come preannunciato a mezzo stampa in data 05 luglio 2008, abbiamo iniziato uno studio sulla presenza di metalli pesanti in un gruppo di donne in età fertile residenti nel triangolo industriale Augusta-Priolo-Melilli.
La prima fase di detto studio è terminata; la metodica adottata, ICP-MS (Inductively Coupled Plasma-Mass Spectrometry), ci ha permesso di dosare nei campioni di capelli tutti i metalli e gli oligoelementi essenziali presenti. Essendo ora in possesso dei risultati e, considerati i riscontri, ci sentiamo in dovere di dare una prima informazione.
Come nello studio del Dott. Anselmo Madeddu (Asl Cool, abbiamo riscontrato una presenza elevata di mercurio, oltre a valori in eccesso di altri metalli pesanti (Al, Pb, Sr, Sb, Zr, Ag e Cr) e squilibrio di diversi oligo-elementi essenziali (Cu, P, Mg, Zn e Fe). Questi ultimi, per effetto sinergico, sono responsabili dell’aumento dei danni arrecati dal mercurio e dagli altri metalli pesanti sull’organismo umano.
In atto è iniziata la fase due dello studio: a tutti i soggetti sottoposti ad analisi è stata fornita una terapia chelante personalizzata (fornita da esperti del settore) e, dopo tre mesi dalla sua adozione, saranno ripetuti gli esami per accertarne i miglioramenti.
In ciò fiduciosi in quanto, dalle informazioni scientifiche dell’AISETOV (Associazione Italiana per lo Studio degli Elementi Traccia negli Organismi Viventi), della FESTEM (Federation of European Societies on Trace Elements and Minerals) e della Metal Test, si evince come, a seguito delle terapie personalizzate proposte, si avrebbe una riduzione progressiva della quantità dei metalli presenti, fino alla loro scomparsa e, con essa, la cessazione dei sintomi specifici ed aspecifici causati dall’intossicazione dei metalli in causa.
Lo scopo finale è quello di eliminare la presenza di questi metalli pesanti, ed in special modo il mercurio, in modo che, per esempio, le donne possano programmare tranquillamente e responsabilmente una gravidanza, riducendo al minimo la possibilità di malformazioni neonatali e di interruzioni terapeutiche di gravidanza, come dimostrato dallo studio del Madeddu che individua, nel triangolo industriale siracusano, il tasso più elevato di interruzioni di gravidanza (di cui un terzo per difetti del sistema nervoso centrale riferibili al mercurio) con valori quadrupli di interruzioni rispetto al riferimento nazionale. Lo stesso dicasi per i lavoratori delle industrie che, se sottoposti a periodici controlli ed alle relative terapie, dopo 30 anni di lavoro potrebbero sperare a non morire solo di tumore, ma possibilmente anche di vecchiaia.
Signor Ministro, apprezziamo il Suo sostegno alla bonifica del porto di Augusta, ma altrettanto importante sarebbe la bonifica dei cittadini.
Questi primi risultati ci inducono ad alcune considerazioni che speriamo vengano accolte:
Proporre questo tipo di controllo a carico del servizio sanitario nazionale, almeno per le zone a rischio, come da proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati il 04.06.2007 dall’On. Fallica;
Ammodernare gli impianti industriali;
Bonificare non solo il porto, ma anche i siti contaminati adiacenti alle industrie, considerato che l’aumento e la tipologia delle malattie tumorali nel nostro territorio indicano chiaramente come la matrice ambientale, e di conseguenza la catena alimentare, risulti compromessa;
Adeguare gli scarichi in atmosfera con “controlli in continuo” in quanto è importante conoscere quanto si scarica annualmente e non nelle poche ore di controllo, spesso effettuato trimestralmente e previo preavviso;
Controlli periodici dei dipendenti, a carico delle industrie, per prevenire le patologie croniche degenerative e tumorali collegabili alla persistente presenza dei suddetti metalli pesanti nell’organismo.
Alla luce di quanto esposto desidereremmo conoscere da Ella, Signor Ministro, se ritenga ancora opportuna l’attuale programmazione per la nostra zona (potenziamento inceneritore Gespi, inceneritore per RSU, trasformazione probabile dell’Enel Tifeo con combustibile a carbone, Piattaforma polifunzionale Oikothen), programmazione che se attuata aggraverebbe ancora di più la situazione appena esposta.
Grati per l’attenzione che Ella vorrà prestare e dichiarandoci disponibili ad ogni forma di informazione e collaborazione, in attesa di riscontro Le porgiamo distinti saluti

A cura di:
Prof, Luigi SOLARINO (Presidente Decontaminazione Sicilia)
Dott. Giacinto Franco (Equipe sanitaria Decontaminazione Sicilia)


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Re: Storia del Polo Petrolchimico e Danni dell'industria

Messaggiodi antoniorandazzo il 10 dic 2008 20:08

Bene hanno fatto gli autori delle ricerche e della lettera aperta.
Se scrivessi quello che penso di chi per anni ci ha sottoposti alle intossicazioni sicuramente mi querelarebbero, meglio mettere dei puntini............................così ognuno potrà pensare la sua.
Quando una menzogna ha già fatto il giro del mondo, la verità deve ancora calzare gli scarponi, ma prima o poi trionfa
http://www.antoniorandazzo.it/
http://www.associazionenazionalecarabin ... racusa.it/
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Re: Storia del Polo Petrolchimico e Danni dell'industria

Messaggiodi acid il 12 mag 2010 22:43

Secondo i dati ufficiali dell'OMS e dell'ENEA, la zona della provincia di Siracusa, comprendente i comuni di Augusta, Priolo e Melilli, è contraddistinta da un tasso di mortalità per cancro del 30%.
L'esposizione della popolazione della zona al cancro arriva al 60% (la media italiana è del 25%).
La percentuale di feti con malformazioni che si aggira sul 4%, raggiungendo addirittura picchi del 5-6% com'è accaduto nel 2000.... :?

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