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CURIOSITA' DI NATALE... : Poesia, lettura e altre forme di arte - 2
 
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CURIOSITA' DI NATALE...

Angolo della letteratura dedicato ai "divoratori" di libri, amanti di poesie, composizioni e altre forme d'arte e cultura

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Messaggiodi aleuname il 19 dic 2006 12:58

Che bella l'idea della letterina.... quasi quasi ci provo e x non sbagliare la spedisco sia a Gesù Bambino che a Babbo Natale. [.gongolo.] Ma secondo Voi ascolteranno 1 cicaluna come me?! :?: [.preghiera.]
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Messaggiodi Siracusana il 19 dic 2006 13:41

come è nato il panettone?
La leggenda vuole che, nella corte del Duca Ludovico il Moro, Signore di Milano, alla vigilia di Natale, si tenne un gran pranzo. Per quell’occasione il capo della cucina aveva predisposto un dolce particolare, degna chiusura del fastoso banchetto, che però, per distrazione bruciò irrimediabilmente.

Per sopperire alla mancanza, uno sguattero della cucina, un certo Toni,
propose un dolce che aveva preparato per sé, usando degli ingredienti
che aveva trovato a disposizione tra gli avanzi della precedente
preparazione.
Un inconsueto "pane dolce" fu presentato agli invitati del Duca, profumato
di frutta candita e burro, con una cupola bruna, fu accolto da fragorosi
applausi e, in un istante, andò a ruba. Un coro di lodi si levò unanime e
gli ospiti chiesero al padrone di conoscere il nome e l’autore di questo
straordinario pane dolce. Toni si fece avanti dicendo di non avergli
ancora dato nessun nome. Il Duca allora lo battezzò con il nome del suo
creatore e da quel momento tutti mangiano e festeggiano con il "pan del
Toni", ossia il Panettone, famoso ormai in tutto il mondo.

per vedere come si prepara il pandoro CLICCA QUA'
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Messaggiodi DottPeyes il 19 dic 2006 16:08

Sentite cosa ho letto su Focus:
-il Babbo Natale vestito di rosso cn bordi di pelliccia bianca era già popolare negli usa nell'800.è diventato famoso nel mondo grazie alla pubblicità della Coca-Cola.
-A New York iniziarono a fare vetrine natalizie nel 1858
-1975 S.nicola,vescovo di Mira(Turchia) ha ispirato la figura di Santa Claus:da un camino aveva lanciato monete come dote alle figlie di un nobile povero
-I Romani nei Saturnali usavano luci,addobbi vegetali e regali
-L'albero di Natale prima delle luci veniva ddobbato con candele
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Messaggiodi Evaluna il 19 dic 2006 18:12

Il Vischio.

Da sempre pianta sacra, il Vischio fiorisce durante i rigidi mesi invernali, quando il resto della natura riposa in sonno letargico.
Già Plinio il Vecchio decantava le sue virtù e descriveva i rituali gallici per la raccolta della pianta.
- Nel sesto giorno dopo il solstizio d'inverno, i druidi si avvicinavano all'albero indossando candide vesti e portando alla cavezza due tori bianchi. Il supremo sacerdote tagliava con un falcetto d'oro i preziosi rametti, avendo cura di raccoglierli su di una pezza di lino immacolata prima che finissero in terra. Immolati poi, i due splendidi animali, si procedeva con la preghiera di prosperità per quanti avrebbero ricevuto il prezioso dono. -
Da sempre l'uomo è stato attirato dal Vischio verdeggiante e dalle bacche perlacee. Ancora oggi si crede nel beneagurante "bacio" (o anche abbracci e auguri ) sotto il ramoscello portafortuna della pianta che "cresce senza toccare terra" ( attenzione : se volete che porti fortuna non fatele mai toccare terra ! ) che può anche essere appesa sull'uscio di casa contro gli spiriti malefici.
In Italia, si trova soprattutto in Val di Susa e nel Cuneese ma, per salvaguardarla, la regione Piemonte ne ha disciplinato la raccolta con la legge n.32 del 1982.
Comunque, raccoglierla non è semplice viste le estreme altezze alle quali cresce...
:roll:
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Piccoli racconti sul Natale ...

Messaggiodi c2v il 08 dic 2007 18:33

E' QUESTO IL NATALE?

Nel paradiso degli animali l’anima dell’asinello chiese all’anima del bue: “Ti ricordi per caso quella notte, tanti anni fa, quando ci siamo trovati in una specie di capanna e là, nella mangiatoia…?” - “Lasciami pensare… Ma sì - rispose il bue - nella mangiatoia, se ben ricordo, c’era un bambino appena nato”. “Bravo. E da allora sapresti immaginare quanti anni sono passati?” - “Eh no, figurati! Con la memoria da bue che mi ritrovo”. “Più di duemila”. “Accipicchia”. “E a proposito, lo sai chi era quel bambino?” “Come faccio a saperlo? Era gente di passaggio, se non sbaglio. Certo, era un bellissimo bambino”. L’asinello sussurrò qualche cosa al bue. “Ma no! - fece costui - sul serio? Vorrai scherzare spero”. “La verità, lo giuro. Del resto io lo avevo capito subito…” - “Io no - confessò il bue - si vede che tu sei più intelligente. A me, non aveva neppure sfiorato il sospetto. Benché, certo, a vedersi, era un bambino straordinario”. “Bene, da allora gli uomini ogni anno fanno grande festa per l’anniversario della nascita. Per loro è la giornata più bella. Tu li vedessi. È il tempo della serenità, della dolcezza, del riposo dell’animo, della pace, delle gioie familiari, del volersi bene. Perfino i manigoldi diventano buoni come agnelli. Lo chiamano Natale. Anzi, mi viene un’idea, già che siamo in argomento, perché non andiamo a dare un’occhiata?” - “Dove?” - “Giù sulla terra, no!” - “Ci sei già stato?!" - “Ogni anno, o quasi, faccio una scappata. Ho un lasciapassare speciale. Te lo puoi fare anche tu. Dopo tutto, qualche piccola benemerenza possiamo vantarla, noi due”. “Per via di aver scaldato il bambino col fiato?” - “Su, vieni, se non vuoi perdere il meglio. Oggi è la vigilia”. “E il lasciapassare per me?” - “Ho un cugino all’ufficio passaporti”. Il lasciapassare fu concesso. Partirono. Lievi, lievi. Planarono sulla terra, adocchiarono un lume, vi puntarono sopra. Il lume era una grandissima città. Ed ecco il somarello e il bue aggirarsi per le vie del centro, trattandosi di spirito, automobili e tram gli passavano in mezzo senza danno, e a loro volta le due bestie passavano attraverso come se fossero fatti d’aria. Così potevano vedere bene tutto quanto. Era uno spettacolo impressionante, mille lumi, le vetrine, le ghirlande, gli abeti e lo sterminato ingorgo di automobili, e il vertiginoso formicolio della gente che andava e veniva, entrava ed usciva, tutti carichi di pacchetti, con un’espressione ansiosa e frenetica, come se fossero inseguiti. Il somarello sembrava divertito. Il bue si guardava intorno con spavento. “Senti amico: mi avevi detto che mi portavi a vedere il Natale. Ma devi esseri sbagliato. Qui stanno facendo la guerra”. “Ma non vedi come sono tutti contenti?” - “Contenti? A me sembrano pazzi”. “Perché tu sei un provinciale, caro il mio bue. Tu non sei pratico degli uomini moderni, tutto qui. Per sentirsi felici, hanno bisogno di rovinarsi i nervi”. Per togliersi da quella confusione, il bue, valendosi della sua natura di spirito, fece una svolazzatina e si fermò a curiosare ad una finestra del decimo piano. E l’asinello, gentilmente, dietro. Videro una stanza riccamente ammobiliata e nella stanza, seduta a un tavolo, una signora molto preoccupata. Alla sua sinistra, sul tavolo, un cumulo alto mezzo metro di carte e cartoncini colorati, alla sua destra cartoncini bianchi. Con l’evidente assillo di non perdere un minuto, la signora, sveltissima, prendeva uno dei cartoncini colorati lo esaminava un istante poi consultava grossi volumi, subito scriveva su uno dei cartoncini bianchi, lo infilava in una busta, scriveva qualcosa sulla busta, chiudeva la busta quindi prendeva dal mucchio di destra un altro cartoncino e ricominciava la manovra. Quanto tempo ci vorrà per smaltirlo? La sciagurata ansimava. “La pagheranno bene, immagino, - fece il bue - per un lavoro simile” - “Sei ingenuo, amico mio. Questa è una signora ricchissima e della migliore società”. “E allora perché si sta massacrando così?” - “Non si massacra. Sta rispondendo ai biglietti di auguri”. “Auguri? E a che cosa servono?” - “Niente. Zero. Ma chissà come, gli uomini ne hanno una mania”. Si affacciarono più in là, a un’altra finestra. Anche qui gente che, trafelata, scriveva biglietti su biglietti, la fronte imperlata di sudore. Dovunque le bestie guardassero, ecco uomini e donne fare pacchi, preparare buste, correre al telefono, spostarsi fulmineamente da una stanza all’altra portando pacchi, spaghi, nastri, carte, pendagli e intanto entravano giovani inservienti con la faccia devastata portando altri pacchi altre scatole, altri fiori, altri mucchi di auguri. E tutto era precipitazione, ansia, fastidio, confusione e una terribile fatica. Dappertutto lo stesso spettacolo. Andare e venire, comprare e impaccare, spedire e ricevere, imballare e sballare, chiamare e rispondere e tutti guardavano continuamente l’orologio, tutti correvano, tutti ansimavano con il terrore di non fare in tempo e qualcuno crollava boccheggiando. “Ma avevi detto - osservò il bue - che era la festa della serenità e della pace”. “Già - rispose l’asinello - una volta era così. Ma cosa vuoi, da qualche anno, sarà questione della società dei consumi… Ascoltali, ascoltali!” - Il bue tese le orecchie. Per le strade, nei negozi , negli uffici, nelle fabbriche uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi come automi delle monotone formule di buon Natale, auguri, auguri, altrettanto auguri a lei grazie. Un brusio che riempiva la città. “Ma ci credono? - chiese il bue - Lo dicono sul serio? Vogliono veramente tanto bene al prossimo?” - L’asinello tacque. “E se ci ritirassimo un poco in disparte? - suggerì il bovino - Ho ormai la testa che è un pallone. Sei proprio sicuro che non sono usciti tutti matti?” - “No, no. È semplicemente Natale”. “Ce n’è troppo, allora. Ti ricordi quella notte a Betlemme, la capanna, i pastori, quel bel bambino. Era freddo anche lì, eppure c’era una pace, una soddisfazione. Come era diverso!” “E quelle zampogne lontane che si sentivano appena appena”. “E sul tetto, ti ricordi, come un lieve svolazzamento. Chissà che uccelli erano”. “Uccelli? Testone che non sei altro. Angeli erano!”. “E la stella? Non ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà che non ci sia ancora, le stelle hanno la vita lunga”. “Ho idea di no - disse l’asino - c’è poca aria di stelle, qui”. Alzarono il muso a guardare, e infatti non si vedeva niente, sulla città c’era un soffitto di caligine e di smog.
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Messaggiodi acid il 11 dic 2007 15:00

Era un Natale difficile: le renne avevano la dissenteria e babbo natale aveva dovuto pulire tutta la stalla.
Metà degli gnomi era a letto con l'influenza e gli elfi erano in sciopero per solidarietà con i tacchini.
Poi si era rotta la slitta e babbo natale si era appena maciullato un dito per aggiustarla.
Quando entra un angelo e dice: Auguri! Dove metto l'abete?!

Fu così che nacque la tradizione dell'angelo in cima all'albero di Natale...
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Messaggiodi Evaluna il 19 dic 2007 13:56

La Stella Cometa.

La storia della Stella cometa ancora oggi suscita qualche dubbio, ma da alcuni testi profetici antichi risulta la predizione di una stella molto luminosa che avrebbe predetto la nascita del Re dei Re. La storia narra che più di duemila anni fa il re di Persia, Hormidz, insieme ai re Peroz e Jazdegerd, vedendo la stella luminosa in cielo, iniziarono a seguirla. Il viaggio che li vide protagonisti durò due anni, ma i re non sentirono la fatica, nè il freddo, né la fame, poiché furono protetti dall'astro splendente. Secondo i calcoli astronomici compiuti di recente, pare che la stella avvistata dai Magi potesse essere la cometa di Halley che si può scorgere dalla terra ogni 70 anni circa. :roll:

La leggenda delle campane di Natale

I pastori si affollarono a Betlemme mentre viaggiavano per incontrare il neonato re. Un piccolo bimbo cieco sedeva sul lato della strada maestra e, sentendo l'annuncio degli angeli, pregò i passanti di condurlo da Gesù Bambino. Nessuno aveva tempo per lui. Quando la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il lieve rintocco di una campana da bestiame. Pensò "Forse quella mucca si trova proprio nella stalla dove è nato Gesù bambino!" e seguì la campana fino alla stalla ove la mucca portò il bimbo cieco fino alla mangiatoia dove giaceva il neonato Gesù.

Tradizioni natalizie

Festa familiare per eccellenza, il Natale associa i festeggiamenti pagani in vista del rinnovamento portato dal nuovo anno alla celebrazione religiosa della nascita di Gesù Cristo. Il tratto comune di tutte queste festività è il regalo, l'offerta di un dolce, di una leccornia, soprattutto quando questo dono è fatto da una delle grandi figure mitologiche popolari (San Martino in Belgio, in Germania e nei Paesi Bassi, San Nicola nella Francia settentrionale e orientale, Babbo Natale e Gesù bambino in Italia). Un costume antico, in uso in diverse regioni, stabiliva che padrini e madrine offrissero ai loro figliocci un dolce antropomorfo, a forma di fantoccio, di bambino in fasce o di semplice fuso. Un'altra usanza molto antica prevedeva che, la notte di Natale, i bambini facessero il giro di tutte le case del villaggio, portando voti di prosperità e cantando canzoni rituali; in cambio, ne ricevevano doni, soprattutto alimentari: lardo, uova, farina, dolciumi, frutta secca. In Borgogna, per esempio, la "cornette", cialda di mais arrotolata a forma di cornetto, dava il nome anche alla questua. Ma l'avvento del nuovo anno, e soprattutto il Natale, restano caratterizzati da un pasto, la cui composizione e il cui svolgimento seguivano un tempo un rituale preciso. Manifestazione dei legami che univano la cellula familiare, il pasto di Natale, nella maggior parte dei Paesi europei, comprendeva sempre (e spesso comprende ancora) un dolce particolare: in Italia sono il Panettone e il Pandoro al Nord, il panforte e i torroni al centro e gli struffoli al sud; in Inghilterra è il Christmas pudding; in Germania lo Stollen alla frutta candita, che è l'equivalente del ceppo natalizio francese. In Alsazia sono tradizionali il Birewecke, sorta di pagnotta alla frutta secca e canditi, che accompagna le composte, e i Lebkuchen (panpepati), consumati in genere prima della messa di mezzanotte. In Corsica la Strenna, torta a base di formaggio broccio, è preparata più particolarmente per il giorno di Capodanno. :wink:

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Messaggiodi Evaluna il 19 dic 2007 20:07

    Filastrocca di Natale.

    Un abete speciale
    Quest'anno mi voglio fare
    un albero di Natale
    di tipo speciale,
    ma bello veramente.
    Non lo farò in tinello,
    lo farò nella mente,
    con centomila rami
    e un miliardo di lampadine,
    e tutti i doni
    che non stanno nelle vetrine.
    Un raggio di sole
    per il passero che trema,
    un ciuffo di viole
    per il prato gelato,
    un aumento di pensione
    per il vecchio pensionato.
    E poi giochi,
    giocattoli, balocchi
    quanti ne puoi contare
    a spalancare gli occhi:
    un milione, cento milioni
    di bellissimi doni
    per quei bambini
    che non ebbero mai
    un regalo di Natale,
    e per loro ogni giorno
    all’altro è uguale,
    e non è mai festa.
    Perché se un bimbo
    resta senza niente,
    anche uno solo, piccolo,
    che piangere non si sente,
    Natale è tutto sbagliato.

(Filastrocca di Natale di Gianni Rodari )

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Re: CURIOSITA' DI NATALE...

Messaggiodi Evaluna il 28 nov 2008 18:47

Storia un pò vera e un pò no di Babbo Natale.

A Nord del Circolo Polare Artico, nell'Europa settentrionale, esiste una regione: la Lapponia (nella lingua indigena, Same).
E' una regione sterile, parte montuosa, parte piana, con boscaglie e cespugli. Vi sono alcune miniere di rame, d'argento, di piombo, ma sono poco sfruttate. Dai suoi monti scendono parecchi fiumi. Vi sono pure molti laghi, alcuni dei quali abbastanza vasti. Il clima è rigido. Prevale la tundra, ma ci sono anche boschi di conifere e betulle.
Nelle parti meridionali la giornata più lunga è di 24 ore, e nelle settentrionali è di tre mesi.
I Lapponi sono di razza finno-ungherese; tuttavia, nella forma e figura del corpo, differiscono assai dai Finni Gli uomini hanno la statura media di m. 1,53 e le donne di m. 1,47. Sono di color giallognolo
Riguardo al modo di vivere, si distinguono in Lapponi dei monti, Lapponi. dei boschi e della costa o pescatori. I primi sono nomadi e allevano le renne che sono la loro unica ricchezza e dalle quali traggono tutto ciò che abbisogna alla loro vita.

Alcuni vivono in capanne coniche smontabili per poter seguire le renne nei loro spostamenti.
La religione predominante è il cristianesimo, ma sono ancora attaccati alle antiche usanze pagane degli antenati.
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In questa terra viveva un giorno un simpatico vecchietto da cui nasce la fiaba di BABBO NATALE

In una capanna del bosco, tra boschi e ruscelli,
Natale coltivava il suo orticello, curava le sue renne,
viveva tranquillo.
Vestiva sempre di rosso, il suo colore preferito.
Era un vecchietto assai buono e generoso ed aiutava tutti i suoi vicini.
Un giorno pensò che era troppo poco quello che stava facendo e decise di studiare come dare agli altri qualcosa di più.
Fece un sogno:


Nel sogno gli apparve un angioletto: era molto bello e grazioso
e, con voce soave, gli parlò del mondo lontano dove
tanti bambini aspettavano un dono che però mai avrebbero potuto avere.
L'angioletto gli disse che avrebbe dovuto partire e caricare la sua slitta con tanti regali: glieli avrebbe fatti trovare lui.
Gesù Bambino l'avrebbe guidato e mai gli sarebbe mancato il suo aiuto.

Fiducioso Natale rispose che avrebbe ubbidito.
Al risveglio ricordò il sogno e decise subito di partire.
Chiamò i suoi figlioli e li invitò ad accompagnarlo.


Il maggiore, Nat, fu felice della proposta e, con i tre fratellini più piccoli, aiutò il Babbo a prepararsi.
Uscirono dalla loro casetta

Attaccarono alla slitta le renne più forti e così Natale divenne BABBO NATALE
e cominciò la sua avventura.

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Attraversò boschi e colline, salì sulle montagne,
passò ponti e superò valli, sempre alla ricerca di chi poter aiutare.

Arrivò in una città bellissima, dove pensò che tutti fossero felici.
Ma non era così! Infatti, fermatosi davanti ad un grande edificio, gli parve di percepire dei pianti di bimbi.
Si trovava di fronte ad un orfanotrofio dove molti bambini piangevano nella loro solitudine.
Natale ritenne che quello doveva proprio essere il luogo dove portare un po' di gioia.
Suonò alla porta e una donna gli aprì domandandogli che cosa volesse.
"Sono venuto a fare visita ai bambini che si trovano qui.
Ho portato dei doni per loro"
"Bravo! - disse la signora - questo è proprio il giorno di Natale e questi poveri bimbi non hanno nessuno che si ricordi di loro."
Natale entrò e, come lo videro così vestito di rosso e allegro,
gli si fecero incontro festosi ed egli cominciò ad aprire un grosso sacco.
Tutti gli occhi erano sgranati per vedere che cosa ci fosse.


Ecco la prima scatola! Come fu aperta saltò fuori un orsacchiotto e tutti si misero a ridere. Altre scatole contenevano giocattoli di ogni tipo, mai sognati da quei bimbi.
Babbo Natale era più felice di loro e capì che quella era proprio la sua missione:
portare doni ai bambini il giorno di Natale.

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Saltando e ballando per la gioia, proseguì il suo viaggio.
Si trovò davanti ad un altro grande edificio e
volle entrare per vedere se ci fossero bambini.
Era un ospedale!
I ricoverati erano tutti piccolini di pochi anni.
Natale portò con sé i suoi figlioli e fece porgere da loro giocattoli e dolcetti.
Come era bello vedere la felicità di quei bimbi.
Natale però volle anche andare negli altri reparti.
C'erano adulti malati e tristi. Anche a loro portò doni: non giocattoli, ma libri, riviste, leccornie.
Tutti erano stupiti e il sorriso ritornò sui loro volti.
Cammina, cammina, anzi galoppa, galoppa,
si trovò vicino ad una casetta.


Bussò alla porta: sentiva che lì era atteso.
C'era un grande albero addobbato, un abete e, ai piedi, un gattino
assai grazioso che si divertiva con un giochino.
Depose sotto l'albero alcuni doni cercando di indovinare i gusti dei padroni di casa. Poi restò a guardare.
Ad un tratto due bimbetti si affacciarono alla porta
con un bel pigiamino a fiori.
Di soppiatto scrutarono il locale e videro i pacchi ai piedi dell'albero.
"Hai visto? Quanti regali, disse il maschietto alla bambina,
chissà chi li ha portati!! "
"Li apriremo domani mattina con babbo e papà" -
disse saggiamente la bimba. "Chissà se ci sarà qualcosa anche per Francuccio!"
Francuccio era un bambino handicappato e per questo non si era unito ai fratellini per la perlustrazione,
Babbo Natale rimase pensieroso quando capì di che si trattava.
E pensò:
"Che cosa potrà mai piacere ad un bimbo in carrozzella? Certo non una palla né un cerchio. Il poverino non può correre"
Pensa e ripensa decise di procurargli un esserino vivo e docile.
Il gattino c'era già. E allora?
Allora decise per un uccellino. Un uccellino ammaestrato, che gli volasse in mano ad un suo richiamo per prendere il cibo e cinguettasse per rallegrare la sua infermità.



Già! Ma Musetto, il gattino di casa, come si sarebbe comportato?
Si sa che i gatti acchiappano gli uccelli oltreché i topi...e allora?
Bisognava tenere Cip Cip in una gabbietta, non tanto piccola,
perché potesse svolazzare e, quando lo si faceva uscire,
stare attenti che Musetto si trovasse in un'altra camera.
Di questo si preoccuparono i fratellini che, trovata la gabbietta accanto a Francuccio, capirono il da farsi anche perché nella gabbia c'erano le istruzioni lasciate da Babbo Natale e furono felici del dono che aveva ricevuto il fratello e
con lui si rallegrarono.

--------------------------------------------------------------------------------

In un villaggio vicino c'era un raduno di giovani.
Il nostro caro vecchietto li osservò e capì
che tra di loro c'era qualcuno un po' birbantello.
Si chiamava Marco.
Sembrava il capo di quella banda e stava parlando.
"Provate questa sigaretta, per una volta che male vi può fare?"
Stava esortando gli amici a fumare uno spinello.
Babbo Natale capì al volo il pericolo che quei ragazzi sprovveduti stavano correndo.
Si avvicinò loro e cominciò a trattenerli con un simpatico discorso, come se niente fosse. Domandò loro di dove venissero e raccontò che lui stava facendo un lungo viaggio. Parlò della sua terra, dei suoi figli, delle sue renne e del compito che si era prefisso.
Quei giovani, che non erano cattivi, lo ascoltarono con interesse
e gli rivolsero molte domande.
Quando Natale parlò di Francuccio si commossero
e dissero che avrebbero avuto piacere di seguirlo in uno dei suoi viaggi.
Solo il birbantello rimase indifferente, anzi fu scocciato di aver dovuto interrompere la sua offerta precedente. Sperava di riuscire a vendere la droga per ricavarne un guadagno.
Cominciò a canzonare Babbo Natale per il suo abbigliamento,
a metterlo in ridicolo di fronte agli amici e
cercò di distoglierli dall'ascoltarlo.
Però ormai Babbo Natale aveva fatto presa sul loro cuore e tutti zittirono il briccone.
Nat, il più grande dei figli di Natale, li invitò ad accompagnare lui e il babbo nel prossimo viaggio.
Natale capì che questo era il dono più bello che avesse fatto fino ad ora: proteggere i giovani.
Marco se ne andò deluso, mentre gli altri prepararono il loro viaggio al seguito di Babbo Natale.
Chi voleva salire su un'auto, chi su una moto, ma Natale propose loro di utilizzare una slitta come la sua.
"Ma dove la troviamo? Qui non ce ne sono e neppure le renne"
"Non preoccupatevi: ci penso io"
Sapeva che l'angioletto del suo sogno non l'avrebbe abbandonato e si rivolse a lui con una preghiera.

Arrivò Anghel, suonatore di violino e, sentita l'esigenza dei giovani, usò l'archetto del suo violino come una bacchetta magica ed in un momento apparve una slitta nuova di zecca guidata da due renne.
I giovani, sempre più meravigliati, non si fecero neppure invitare
e vi salirono sopra.
Erano quattro, ma ci stavano comodamente.
Natale riprese il suo viaggio seguito da loro che si misero a cantare liete canzoni.

--------------------------------------------------------------------------------

Sorvolarono mari e montagne, città e villaggi. Già: le slitte avevano il potere fi alzarsi in volo!
I giovani erano stupiti e più che mai felici.
Avevano dimenticato Marco e lo spinello.
Non avevano occhi e orecchie se non per ammirare
ciò che potevano osservare.
Arrivarono in una città sconosciuta con tanti grattacieli.
"Qui sì che ci sarà da fare!" esclamò Babbo Natale.
Infatti gli abitanti erano moltissimi
ed i bambini assai numerosi.
Scesero in una zona della città dove gli abitanti erano scuri di carnagione e all'apparenza molto poveri.
Non vivevano in belle casa, ma in catapecchie, che contrastavano
con le sfarzose abitazioni vicine.
Era un ghetto. Negri sfruttati dai bianchi e da loro isolati.
Lavoravano nelle piantagioni pagati e trattati male.
Non avevano quasi più desideri.
Ma i bimbi, come tutti i bambini del mondo, sognavano.
Sognavano giocattoli, dolci, felicità e sapevano che a Natale
possono avvenire anche i miracoli.
Conoscevano il Natale, ma temevano che sarebbe stato
un giorno triste come tutti gli altri.
Ma si sbagliavano: infatti Natale capì che proprio lì doveva fermarsi.
Con i suoi figli ed il suo seguito si presentò loro
ed offrì tante di quelle cose che neppure potevano sognarsele.
Gli occhi sgranati, stupiti, ma pieni di felicità quei bimbi non sapevano dire altro che "Grazie, grazie, grazie!"

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Il viaggio prosegue. Lungo la strada incontrano paesaggi nuovi e animali mai visti se non allo zoo od al Circo. I giovani, che seguivano Natale nei suoi spostamenti, erano raggianti di felicità e di stupore.
Ecco passare un grazioso cerbiatto. Sembrava intimorito, quasi spaventato dalla vista di qualcosa o di qualcuno che temeva alle sue spalle.
Infatti ecco apparire una tigre

Non era molto minacciosa, sembrava andare per i fatti suoi, ma, si sa, i cerbiatti sono facile preda dei grossi carnivori, così il nostro amico si impaurì e cominciò a scalciare per preparasi alla fuga.
La tigre passò oltre e il cerbiatto, tranquillizzato, proseguì il suo cammino.

--------------------------------------------------------------------------------

Lungo la strada incontrarono un altro Babbo Natale.

Era il fratello di Natale. Come lo vide Natale primo (chiamiamolo così per non confonderci) fu felice. Era molto tempo che non si vedevano: abitavano in due case diverse e non sapevano l'uno dell'altro delle decisioni prese di portare doni.
Stupiti dell'incontro si fermarono e si abbracciarono felici, mentre i tre piccolini saltavano di gioia.
I ragazzi del seguito guardavano meravigliati. Non si aspettavano tante sorprese...
I due fratelli si scambiarono notizie e ciascuno volle ammirare i doni portati dall'altro.
C'erano bambole, orsacchiotti, altri animali di peluche, giochi elettronici,
dolci, confetti, torte, caramelle di ogni forma.
"Proseguiamo insieme per un tratto, così continuiamo le nostre confidenze" -
propose Natale primo.

Quante cose avevano da dirsi! Quante esperienze maturate
nei loro viaggi!
I ragazzi ascoltavano sempre più meravigliati: non si aspettavano di venire a conoscere tante meraviglie e ben presto dimenticarono la loro vita fatta di tante sciocchezze e vanità.

--------------------------------------------------------------------------------

Dopo aver scavalcato monti, superati fiumi e città, arrivarono
in un bellissimo paesino di montagna.
La neve era scesa in abbondanza e lungo le piste
gli sciatori sembravano volare.

"Ecco un modo per festeggiare l'inverno. E poi dicono che sia una stagione triste. Certo, non c'è sempre il bel tempo, ma la natura offre spettacoli sempre bellissimi e anche la neve ha il suo pregio"
Così esclamò Nat, che avrebbe voluto scendere dalla slitta e fare capriole e scivolate sulla neve soffice.
"Non è questo lo scopo del nostro viaggio - replicò saggiamente Natale -dobbiamo affrettarci perché abbiamo ancora tante case da visitare"


Un elfo, con le ali di farfalla, udì questi discorsi e si complimentò con Natale.
Propose di accompagnarlo in una casetta dei dintorni dove qualcuno, nella sua solitudine temeva di essere stato dimenticato da tutti.
"Dovrai calarti dalla cappa del camino per non farti scoprire,
e lasciare lì i tuoi doni. Poi potrai osservare la gioia di chi li troverà con tanta sorpresa."


Babbo Natale sempre gioioso, non si fece ripeter l'invito e,
allegramente, saltò dentro il camino anche se era un po' stretto per lui.
Depose tanti doni quanti più poté e si fermò per osservare la scena del rinvenimento.
Ben presto un vecchietto, che non riusciva a dormire,
si avvicinò al camino per accendervi il fuoco (per fortuna era spento quando vi entrò Natale!).
Al vedere tutti quei pacchi di ogni forma colore, pensò ad uno scherzo o di avere le traveggole.
Prima di aprire i pacchi li rigirò tra le mani osservandoli da ogni parte.

Natale aveva scritto il suo nome su ciascuno, quindi il vecchietto capì che erano stati messi proprio per lui.
Credeva di sognare.
Mai aveva ricevuto tanti regali.
Quando li aprì non finiva di esclamare: OOOOOHHHHH!!
Un cappotto, un paio di pantaloni, un paio di scarpe,
un giaccone, una sciarpa e tante cose buone da mangiare.
Non era mai stato così felice e dimenticò la sua solitudine e la sua povertà.
Natale era più felice di lui e non si trattenne dal battere le mani per la gioia.
Così il vecchietto si accorse di lui e capì che anche i sogni, a volte, possono diventare realtà.

--------------------------------------------------------------------------------

Babbo Natale, con il suo seguito, proseguì la sua strada per tutta la notte, mentre la luna sembrava festosa pure lei.

Le stelle brillavano in cielo, tutto era un sorriso e ognuno si sentiva più buono.
La notte trascorse così veloce che l'alba trovò ancora Natale e i suoi figli con i ragazzi in cammino. Presto però cercarono di scomparire per non lasciarsi scorgere dai mortali a cui tanto avevano dato con il loro amore.


FINE


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ALBERO DI NATALE...

Messaggiodi acid il 09 dic 2008 11:17

L'abete vero batte quello di plastica.
La Coldiretti sostiene infatti che gli italiani compreranno 6,5 milioni di alberi naturali, per una spesa di "140milioni di euro'', con acquisti che vanno ''dai 15 euro fino a più di 500 a seconda delle dimensioni, della varietà e del vaso in cui è riposto".
Quelli finti, invece, saranno circa "5 milioni di unità, in arrivo molto spesso dalla Cina".
Gli alberi di plastica, precisa l'organizzazione degli agricoltori, "consumano petrolio e liberano gas ad effetto serra per essere realizzati e trasportati e impiegano oltre 200 anni prima di essere degradati dall'ambiente".

"Al contrario di quanto a volte si crede - spiega la Coldiretti - l'albero naturale svolge una positiva azione a difesa dell'ambiente poiché durante l'accrescimento assorbe l'anidride carbonica responsabile dei cambiamenti climatici, oltre a provenire essenzialmente da coltivazioni dedicate, spesso situate in zone collinari o montane altrimenti destinate all'abbandono e al conseguente degrado idrogeologico.
Aree fragili dal punto di vista ambientale dove mantenere il terreno lavorato significa garantire la capacità di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie, diminuisce il pericolo d'incendi". [Adnkronos/Ign]
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Re: CURIOSITA' DI NATALE...

Messaggiodi Evaluna il 11 dic 2008 23:15

La Storia del dolce di Natale più conosciuto : il panettone.

Il panettone,risale al XV secolo e la fantasia popolare ha creato numerose leggende sulla sua origine.

Di seguito se ne riportano brevemente due :


- Una storia narra che il panis quidam acinis uvae confectus fosse presentato per la prima volta alla tavola di Ludovico il Moro nel Natale del 1476. Fu ideato dal cuoco Antonio Toni: da allora il "pan di Toni" fu contratto in "panettone".

- Un'altra leggenda racconta di un convento di suore, nel quale la piccola suora cuciniera, suor Ughetta, inventò un dolce per i suoi poveri.

Curiosità :

- Una volta veniva preparato solo in casa e prima di infornarlo il capo famiglia lo incideva con un taglio a croce in segno di buon auspicio per il nuovo anno. Anche gli ingredienti avevano un loro significato: l’uvetta simboleggiava soldi, l’arancia amore e il cedro eternità, ovvero salute.

Ingredienti :

La pasta del panettone viene fatta lievitare più volte con un procedimento piuttosto laborioso che può durare ben oltre le 72 ore per ottenere un buon Panettone a lenta lievitazione naturale da pasta acida. Gli ingredienti principali sono: acqua, farina (occorre una farina forte), burro, zucchero, lievito naturale, uvetta sultanina, cedro candito, scorze di arancio candite, uova, vaniglia e sale.




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