Gli antichi relitti nei fondali del Porto Grande di Siracusa
Nell'estate del 404 a.C con la distruzione delle fortificazioni della città e del suo porto, Atene capitolava sotto l'assedio di Sparta.
Si chiudeva così, con la disfatta della città più potente del Mediterraneo, la lunga guerra del Peloponneso, durata oltre 25 anni.Le mire espansionistche degli ateniesi, già da un decennio prima, avevano subito un pesante arresto con la disfatta della loro flotta all'interno del Porto Grande di Siracusa.Quattrocento navi tra trireme da guerra ateniesi, siracusane e spartane, oltre al naviglio mercantile e da trasporto, diedero vita ad un colossale, cruento spettacolo dentro lo scenario naturale del Porto Grande di Siracusa.Da sopra le mura di fortificazione della città i siracusani, dalla baia di Dascon e dalla costa del Plemmirion gli assedianti, come dalla cavea di un grande teatro, assistevano atterriti alla violenza degli scontri.Il fragore dello sfondamento delle fiancate delle triremi da guerra sotto l'urto dei rostri delle navi avversarie; le grida di incitamento alla battaglia, combattenti che si fronteggiavano con grande accanimento, i corpi dei morti in mare, i lamenti dei feriti, l'affondamento delle navi, nella dettagliata descrizione di Tucidide, assumono toni di altissima drammaticità.Una vera tragedia navale, non in mare aperto, ma nello spazio ristretto della cavea naturale del Porto Grande di Siracusa.
I fondali della stessa cavea, in epoche successive, per altri cruenti scontri tra navi da guerra siracusane, cartaginesi e romane si sono arricchiti di ulteriori relitti.Considerando ancora che il nostro porto è stato protagonista di tutte le vicende storiche europee, posizionato naturalmante e strategicamente nell'ombelico del Mediterraneo, si ritiene che altre chiglie eccellenti siano adagiate su quelle delle precedenti tragedie.
Fino ad oggi la ricostruzione di alcuni modelli du trireme, come la Olimpyas, si è basata su modelli deduttivi (bassorilievi, pitture vascolari, iscrizioni, etc.); non è stato mai rinvenuto un solo relitto della famosissima nave da guerra, terrore dei popoli del Mediterraneo.Non v'è dubbio che il luogo dove le probabilità di ritrovare il primo relitto di trireme, sia proprio il Porto Grande di Siracusa e quello dell'attiguo Porto Lakkios dove insistevano gli arsenali.Un nostro studio recente ha valutato in circa sei metri lo spessore dei detriti che conserverebbe i relitti, dalla storica battaglia del 415-412 a.C ai nostri giorni. Sofisticati rilevatori di masse metalliche (georadar), potrebbero risultare fondamentali per la ricerca.
Le triremi erano dotate tutte di rostro, ossia di quello sperone di bronzo del peso di circa duecento chili che serviva a sfondare le fiancate delle navi avversarie. Erano provviste di ancore con la barra di piombo di peso leggermente inferiore. Individuare un rostro significa individuare il relitto.
Difficoltose si presentano invece le operazione di rimozione dei sedimenti, data la inconsistenza dei materiali stessi, ma non mancano tecniche ingegneristiche simili al vecchio sistema Larsen per ottenere i risultati sperati.Operazioni certo costose per l'impiego di attrezzature particolari ma a rischio zero per gli operatori subacquei che lavorerebbero in condizioni ideali, in fondali relativamente bassi.C'è la ragionevole certezza di poter trovare i relitti più integri di quelli che è possibile trovare in mare aperto, proprio grazie alla funzione protettiva dei sedimenti che il fiume Anapo ha da sempre scaricato all'interno del Porto Grande.Ed è proprio con questa consapevolezza che nel 1998 si è costituita legalmente la nostra "Associazione Trireme" con l'intento di vigilare che eventuali nuove iniziative commerciali, anche se auspicabili, non vadano a distruggere il grosso patrimonio archeologico esistente e di affiancare la comunità scientifica nella redazione di un progetto di ricerca nei fondali del porto di Siracusa.La ricostruzione della Trireme "Olympias" alla quale hanno lavorato gli studiosi inglesi Morrison e Coates, a nostro parere, non è fedele al modello reale, proprio perchè restituita progettualmete sull'esperienza della nave punica di Marsala, sullo studio del bassorilievo "Lenormant" e sui disegni vascolari.L'incertezza maggiore risiede sulla disposizione dei banchi di manovra dei rematori e sul ponte di coperta, di quella parte dello scafo cioè che se trovata integra nei fondali del Porto Grande, potrebbe finalmente mettere gli esperti in condizioni tali da poter restituire progettualmente l'originale struttura.Sembra inoltre che la chiglia della Trireme fosse protetta da lastre di piombo per tutta la parte sommersa.C'è anche la curiosità storico-scientifica di scoprire come vennero modificate le prue delle triremi da guerra siracusane (dice Tucidide che furono accorciate e ai lati furono applicate delle strutture a forma di orecchie, con speroni di legno, per essere più efficaci nell'azione di sfondamento).Le stesse prue furono rivestite di cuoio per far scivolare le "mani di ferro" inventate dagli ateniesi per le manovre di abbordaggio.
Abbiamo già elaborato progettualmente la trireme secondo le nostre intuizioni ed entro il prossimo anno 2000, realizzeremo un modello in legno, in scala ridotta, preludio a quello in scala reale.
Tantissimo quindi l'interesse scientifico per i nostri relitti, tante le possibilità per la nostra città di Siracusa di suscitare l'interesse mondiale e di trarne profitto sia per l'incremento turistico che ne deriverebbe, sia perchè l'investimento verrebbe premiato da un grosso ritorno economico.
Parallelamente alla ricerca nei fondali, così come si fece per il "Vasa" a Stoccolma, opereremo affinchè il medievale Castello Maniace, che sorge sulla estrema punta di Ortigiae che ben si adatta come sede del tanto auspicato "Museo del Mare", con i suoi otto metri e mezzo di intercolumnio per l'intera lunghezza e larghezza, divenga il contenitore ideale per l'esposizione dei relitti e di tutti i reperti già recuperati e da recuperare.
Facilmente accessibile da terra, ha la possibilità di essere attrezzato anche per l'attracco di barchini che farebbero la spola tra le navi da crociera ed il museo stesso.La ricostruzione in scala reale delle macchine da guerra archimedee, con i famosi specchi ustori, da posizionare sul camminamento della cannoniera borbonica della stessa antica struttura, riporterebbe la fantasia dei turisti a rivivere le vicende storiche che hanno fatto grande la nostra città.Un grosso investimento con ritorno economico assicurato !
Un progetto audace il "progetto trireme" su cui lavora da tempo la nostra associazione che ritiene di aver azzeccato la strada giusta per la vera riqualificazione e valorizzazione del Porto Grande.L' "Associazione Trireme", nata con scopi propositivi di tutela e valorizzazione dei due porti - Porto Grande e Porto Piccolo (Lakkios), mette a disposizione degli Enti istituzionali i progetti già realizzati, i propri studi e la professionalità dei propri soci, responsabili dei vari settori operativi (geologi subacquei, biologi subacquei, progettisti, operatori per riprese subacquee, informatici, supporti logistici e quanto altro si renda necessario) per concretizzare la proposta progettuale più ambiziosa.L' "Associazione Trireme" lancia pertanto una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutti coloro, tra studiosi e semplici appassionati che ne condividono le finalità, affinchè a fianco delle istituzioni preposte si possa concretizzare il progetto e si possa disporre degli strumenti tecnici ed economici che fino ad ora non hanno permesso la ricerca mirata con l'ausilio di tecnologie avanzate.
Apre contemporaneamente la campagna soci, a cui verrà inviato lo statuto e gli atti del I° convegno organizzato a Siracusa il 19/10/1998 "Antichi relitti nel Porto Grande di Siracusa".Ai soci, oltre alle normali pubblicazioni delle attività dell'associazione, qualora ne facessero richiesta, verranno anche offerte preventive informazioni per eventuali escursioni storico-ambientalistiche fuori dai siti convenzionali, nell'ambito del territorio della Provincia di Siracusa.
tratto da http://xoomer.alice.it/rtbos/Archimedia02.html