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XLVI Ciclo Rappresentazioni Classiche - Teatro Greco 2010 -

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XLVI Ciclo Rappresentazioni Classiche - Teatro Greco 2010 -

Messaggiodi Evaluna il 17 mar 2010 20:13



XLVI Ciclo di Rappresentazioni ClassicheTeatro Greco di Siracusa 8 Maggio / 20 Giugno


Il XLVI Ciclo di Rappresentazioni Classiche si aprirà l’8 maggio 2010, con l’Aiace di Sofocle, per la regia di Daniele Salvo, con Maurizio Donadoni nel ruolo del protagonista; il 9 maggio sarà la volta di Fedra (Ippolito portatore di corone) di Euripide, per la regia di Carmelo Rifici, con Elisabetta Pozzi nel ruolo di Fedra. I due drammi saranno rappresentati a giorni alterni fino al 20 giugno 2010.


AIACE

Trama

Il dramma si apre con un dialogo tra Atena e Ulisse, dinanzi la tenda di Aiace, sotto le mura di Ilio.
Alla morte di Achille le armi del guerriero defunto erano state assegnate ad Ulisse anziché ad
Aiace, suscitando in lui una collera contro i compagni così violenta da desiderarne lo sterminio. Ma
grazie all’intervento di Atena, che instilla la follia nella mente di Aiace facendogli balenare false
immagini davanti agli occhi, questi aveva massacrato bestiame credendo che si trattasse dei Greci.
Atena lo dimostra chiamando fuori dalla tenda l’avversario in preda al suo vaneggiamento e
facendo in modo che Ulisse lo veda senza essere visto: ciò tuttavia non suscita in lui atteggiamento
di scherno o desiderio di vendetta ma una riflessione sulla fragilità umana.
Quando Aiace torna in sé, il terribile “risveglio” alla realtà provoca solo disperazione e vergogna:
quello dell’onore perduto diviene ora l’assillo di Aiace che vede nel suicidio l’unico mezzo per
riscattare l’onore e la reputazione della sua famiglia. Dinanzi a questa decisione, non sortiscono
alcun effetto le invocazioni della concubina Tecmessa o l’amore per il figlio Eurisace, che ora
Aiace desidera affidare al fratello Teucro.
Tuttavia, per allontanarsi da Tecmessa e dal coro di marinai che cercano di dissuaderlo, l’eroe finge
di dare loro ascolto e si ritira in un bosco presso la riva del mare.
Quando il messaggero apprende che Aiace non si trova più nella tenda, riferisce le parole del
profeta Calcante che aveva intimato di trattenerlo: per l’intero giorno infatti Atena avrebbe
continuato a perseguitare Aiace, poi sarebbe stato libero. Tutti tentano di salvare quest’uomo che
vuole morire, ma nessuno riesce a frenarlo: Aiace si suicida gettandosi sulla spada conficcata al
suolo.
Il dibattito etico-politico sulla sorte del cadavere di Aiace occupa tutta la seconda parte del dramma:
Menelao e Agamennone, massima autorità dell’esercito acheo, vogliono privare il corpo di Aiace di
qualsiasi rito funebre, così da punirlo del suo tradimento; Teucro cerca di onorare il fratello e far
prevalere il diritto dei familiari di dare al morto una sepoltura conveniente. Sarà determinante
l’intervento di Ulisse che, nonostante la disputa avuta con Aiace, consiglia saggiamente
Agamennone affinché Teucro renda l’ultimo omaggio al defunto.

I personaggi(In ordine di apparizione)
Atena
Ulisse
Aiace
Coro di Marinai
Tecmessa
Messaggero
Teucro
Menelao
Agamennone



FEDRA ( Ippolito portatore di corone )

Trama

La tragedia è ambientata a Trezene dove Teseo è in esilio per un anno, per scontare l’omicidio
(seppur per “legittima difesa”) dei figli di Pallante. Il dramma è introdotto da una dea, Afrodite, che
racconta l’offesa infertale da Ippolito – figlio di Teseo e della Amazzone – che la rifiuta,
proclamandola la peggiore delle divinità; per di più onora Artemide, e trascorre il suo tempo
cacciando in mezzo ai boschi, dedito ad una idea di purezza del tutto inconciliabile con il mondo di
Afrodite.
Per questo la dea si vendica instillando in Fedra, moglie di Teseo, una insana passione per il
figliastro. In principio la regina non rivela i propri sentimenti, consumandosi nella “malattia”, ma
successivamente si confida con la nutrice che, pensando di aiutarla, viola la promessa di tacere e
rivela ad Ippolito i sentimenti di Fedra. Il giovane fugge indignato dalla città, ripromettendosi di
rientrarvi solo al ritorno del padre.
Per riacquistare l’onore perduto, Fedra decide di uccidersi. Prima, tuttavia, concepisce un piano di
vendetta nei confronti di Ippolito: in una lettera che sarà recapitata a Teseo dopo la morte di Fedra,
il giovane è accusato di aver inflitto violenza alla matrigna.
Il re, scosso dal lutto inatteso, subito dopo aver letto il messaggio e senza indagare ulteriormente,
scaglia una maledizione contro il figlio invocando il padre Posidone. Così, mentre il giovane
Ippolito si trova alla guida di un carro, da un enorme flutto emerge un mostro marino dalle
sembianze taurine; terrorizzate, le cavalle non riconoscono più la mano di Ippolito né la direzione
del carro, che si schianta violentemente contro le rocce. L’infelice rimane avviluppato nelle redini
in modo inestricabile, il suo corpo viene straziato finché, sciolto dai legami, rimane a terra,
agonizzante. Solo al termine della tragedia Artemide irrompe nella scena in qualità di deus ex
machina e rivela a Teseo la verità: il cerchio del dramma si chiude come si era aperto, con la
divinità antagonista rispetto ad Afrodite. La notizia getta Teseo nello sconforto, sebbene questi
ottenga il perdono del figlio che viene totalmente riabilitato alla fine del dramma; a lui Artemide
concederà per sempre onori nella città di Trezene, ma questa risoluzione in chiave mitico-religiosa
non solleva i mortali dal dolore, come affermano le parole conclusive del coro: “ci sarà molto
ondeggiare di lacrime, giacché colpiscono di più le vicende che colpiscono gli eroi”.

I Personaggi(in ordine di apparizione)
Afrodite
Ippolito
Seguaci di Ippolito
Servo
Coro di Donne di Trezene
Nutrice di Fedra
Fedra
Ancella
Teseo
Messaggero
Artemide




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